Pensieri su “Qualcuno da amare” di Mary Balogh

Anna Snow è cresciuta in un orfanotrofio di Bath e ha ben poca esperienza del mondo. 
Lavora nell’istituto come insegnante, ma una fortuna del tutto inattesa sta per bussare alla sua porta: scopre infatti di essere figlia del defunto conte di Riverdale, nonché sua erede. Benché abbia sempre sognato di incontrare la sua vera famiglia, quando arriva a Londra la ragazza viene accolta piuttosto freddamente. 
I nuovi parenti sono tutt’altro che entusiasti di incontrarla, ma si trovano comunque costretti a introdurla in società. 
E il destino ha in serbo per lei un’altra sorpresa che risponde al nome di Avery Archer, duca di Netherby…

QUALCUNO DA AMARE ( Someone to Love ) è il romanzo di apertura della serie dedicata alla famiglia Westcott.

La serie proseguirà con ‘Someone to Hold’, di prossima pubblicazione.

Titolo: Qualcuno da amare
Autrice: Mary Balogh
Editore: Mondadori
Collana: I Romanzi – Classic 1176
Uscita: Gennaio 2019


"A mio nipote non serve una chaperon se esce con il duca di Netherby" puntualizzò la contessa madre. "Avery ha ragione: non possiamo relegarla in casa finché non sarà pronta. Potrebbe non esserlo mai."


Se devo esprimere un giudizio a caldo sul primo volume di questa nuova serie (Wescott), potrei sintetizzare il tutto con: un romanzo rasserenante. 
Ma così rasserenante, che proprio non produce scossoni, scivola via, lascia nello stesso spirito con cui lo si è iniziato.
Non credo che sia proprio un bene.

Diciamo che, forse, certe scelte stilistiche e narrative della Balogh stanno seguendo una nuova fase. Appena una settimana fa, ad esempio, ho riletto per la sesta volta "Signora del suo cuore", con il Duca di Tresham e Jane che bucavano le pagine, si rincorrevano, duellavano tra loro con battute corrosive e facevano sospirare sino alla fine per concedere l'agognata conclusione.
Ebbene, in questo volume non c'è niente di tutto ciò.
Dopo la passione di tanti romanzi baloghiani, siamo al livello di un brodino post-convalescenza: sempre una scrittura di grande qualità, ma senza tutti i brividi a cui mi ero abituata.

In realtà la storia di Anna parte promettente, quasi alla "Beautiful": giunta a Londra per vedersi concedere un piccolo lascito in quanto figlia illegittima, si ritrova unica erede, scalzando, come una novella Cenerentola, due sorellastre e un fratellastro, tutti bellissimi e fieri del loro sangue nobile.
E dopo pochi capitoli arriva pure il principe azzurro, che insegue come nella classica favola.
Insomma, credevo che le rivelazioni avrebbero dato luogo a intrighi, reazioni, qualche bella scenetta. Ma è tutto diluito, riportato nell'alveo dei buoni sentimenti, di parenti che si affannano ad aiutare e a comprendere. 
Un mondo di buoni, alla fin fine, in cui Anna la buona non riesce a risaltare granché.

Non parliamo del Duca: anche lì c'erano infinite possibilità di creare un nuovo magnifico personaggio. Netherby è affascinante, indolente, sicuro di sé, ma anche protettivo, originale, curioso. Se ne poteva fare l'eroe di dialoghi frizzanti e di una grandiosa storia d'amore, e secondo me a un certo punto c'è stata la tentazione di farne un Bruce Lee ante litteram, a sfidare a colpi di arti marziali gli azzimati membri del Ton in Hyde Park.
Ci resta invece un maritino che si barcamena nei primi mesi di matrimonio, finita l'euforia della prima notte, in una banalità quasi borghese.

Speriamo che la serie riprenda un po' di anima nei volumi successivi.




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