Pensieri e riflessioni su "IL SIGNORE DEI MARI" di Brenda Joyce

Dopo cinque anni trascorsi senza ricevere notizie dal padre, la bellissima Katherine FitzGerald riesce a lasciare il convento francese dove è stata educata e a salpare per l’amata Irlanda. Ma la nave su cui viaggia viene abbordata dai pirati, e Katherine viene fatta prigioniera da Liam O’Neill, il famigerato Signore dei Mari. Costretta a seguire l’attraente e arrogante carceriere fino alla sontuosa corte di Elisabetta I, la fanciulla si ritrova imbrigliata in una rete di segreti e congiure, che fanno di lei l’importante pedina di un gioco molto pericoloso. Un gioco che Liam è deciso a portare a termine, e a vincere, anche se questo significa sacrificare tutto ciò che ha di più caro…

Autore: Brenda Joyce
Titolo: Il Signore dei Mari (The Game)
Serie: De Warenne
Editore: Mondadori
Collana: Introvabili n. 7
Ambientazione: Inghilterra + Irlanda, 1571 (periodo Tudor)
Uscita: Agosto 2015
Formato: cartaceo/digitale

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E poi quando guardò il ponte di prua lo vide.
Senza che nessuno glielo avesse detto, seppe che lui era il capo dei pirati. 
Aveva i capelli dorati, tagliati corti, ed era più sfavillante del sole. 

Romanzone corposo, quasi cinquecento pagine scritte fitte, con un'ambientazione storica molto curata (come accadeva circa venti anni fa per gli historical romance). 
In effetti, oltre che un classico è considerato un Introvabile.
Confesso che la cover originale Euroclub, con quella specie di modellone Fabio a torso nudo, chioma bionda da principessa e mascherina nera da pirata, mi ha fatto sospirare a lungo (e ancora adesso il libro è custodito gelosamente nella biblioteca di casa, oltre che difeso col sangue da mia madre).
In ogni caso una lettura piacevole, con un pirata che gioca a fare la spia tra irlandesi e inglesi, cattolici papisti e anglicani, nonchè tra inglesi e spagnoli. 
"The Game" è appunto il titolo originale.
Mi è piaciuto Liam, così come ho apprezzato i vari personaggi della corte della regina Elisabetta, tratteggiati in poche scene ma comunque con un certo spessore.
Curioso il ritratto della sovrana fatto dalla Joyce: una specie di trentenne insicura, volubile e in perenne ricerca dell'approvazione maschile. Un po' la cattiva delle vecchie fiabe.
L'unica che ho trovato indigesta è proprio Katherine, una smorfiosa fastidiosa, che passa dal pudore virginale del convento e sogni non pretenziosi ("padre, desidero solo essere una buona moglie e allevare dei bambini") a infatuazione selvaggia per il piratone un metro e novanta e - manco a dirlo - con attributi degni di sospiri in tutto il regno.
Quindi, se vi piacciono gli storici classici questa potrebbe essere una lettura per voi.

Amarilli

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