Pensieri su “Ritorno alla betulla bianca” di Amanda Foley

 

Cresciuta dall’eccentrica zia Matilde, bibliofila incallita che sogna di vederla lavorare nel giornale di famiglia, e dalla mite zia Agnes, direttrice delle poste in odore di pensione, May McAllister lavora come impiegata. La bolla di apatia in cui vive la ragazza è presto scossa dall’arrivo in città del fotografo professionista Ruarc Flynn, diretto a nord verso il circolo artico sulle tracce della spedizione maledetta di sir Franklin. La passione di Ruarc per la fotografia accende la curiosità creativa della giovane May, che inizia a provare il desiderio di diventare giornalista. Ma solo quando Guglielmo Marconi approda sull’isola di Terranova per mettere a punto i suoi esperimenti, per May e Ruarc si profila all’orizzonte un sogno d’amore irripetibile.


Titolo: Ritorno alla betulla bianca
Autrice:  Amanda Foley 
Editore: Mondadori
Collana: I romanzi – Classic 1267
Ambientazione: Saint John’s di Terranova, 1892



E veniamo all'ultima lettura di gennaio.

Lo definirei un romance atipico, perché, più che sulla storia sentimentale, trova il suo punto di forza in una narrazione quasi corale, che ci racconta le vicissitudini delle donne McAllister all'interno di una piccola comunità di stampo anglosassone a fine ottocento/inizi novecento.

Le due sorelle nubili Matilde ed Agnes, ultimi membri di una famiglia ben inserita e con un certo agio economico, si trovano costrette a crescere May, figlia del loro amato fratello.
Entrambe le donne hanno una loro professione e coltivano i loro interessi, e forse l'influenza di ciascuna si ritrova nella nipote, che ha un'indole in apparenza tranquilla, ma è pronta a trasformarsi in uno spirito indomito, inseguendo notizie e nuove scoperte, geografiche e scientifiche.
Aggiungete un fotografo- esploratore e Guglielmo Marconi, che proprio da St. John's fece partire la sua prima trasmissione telegrafica attraverso l'Atlantico, e avrete un mix romantico-avventuroso.

Pur essendo evidente la solida attività di documentazione sottesa alla trama, ho trovato un po' sorprendente che, da subito, non vengano dati al lettore dei punti di riferimento più precisi.
Credo che sia la prima volta che mi imbatto in un romanzo ambientato sull'isola di Terranova.
Tuttavia, se non fosse stato per l'indicazione all'inizio, da sola non mi sarei accorta di cosa ci fosse di diverso rispetto a una qualsiasi ambientazione inglese; in realtà, qui ci troviamo di fronte alla costa orientale del Canada, in un "dominion" lontano dall'Europa e che aveva acquisito nel tempo una notevole autonomia, con clima e natura di certo particolari. 
Poteva essere, forse, l'occasione per farci conoscere qualche aspetto in più.

Non svelo il motivo del titolo, ma ho trovato suggestivo il richiamo alle betulle.


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