Pensieri su "VINCOLI" di Kent Haruf

È la primavera del 1977 a Holt, Colorado. Edith Goodnough giace in un letto d’ospedale, e un poliziotto sorveglia la sua stanza. 
Pochi mesi prima, un incendio ha distrutto la casa dove Edith abitava con il fratello Lyman. 

Un giorno, un cronista arriva in città a indagare sull’incidente e si rivolge a Sanders Roscoe, il vicino di casa, che non accetta di parlare per proteggere Edith. Ma è proprio la voce di Sanders a raccontarci di lei e del fratello, di una storia che inizia nel 1906, quando Roy e Ada Goodnough sono arrivati a Holt in cerca di terra e di fortuna.

La storia di Edith si lega a quella del padre di Sanders, John Roscoe, che ha condiviso con loro la dura vita nei campi, in quella infinita distesa di polvere che era la campagna del Colorado.
La Holt delle origini è l’America rurale, dove vige un codice di comportamento indiscutibile, legato alla terra e alla famiglia, e dove la felicità si sacrifica in nome del dovere e del rispetto. Nel suo romanzo d’esordio Kent Haruf racconta i suoi personaggi senza giudicarli, con la profonda fiducia nella dignità dello spirito umano che ha reso inconfondibile la sua voce letteraria.
Questo libro è per le spighe di grano, per le mucche, per i cieli d’estate e la neve, per le stelle e l’erba, per la polvere e il dondolo, per una crostata di ciliegie e per le cartoline; ma questo libro è soprattutto per gli acerbi ragazzi che eravamo, per i dettagli in cui ci siamo persi, per i guai che ci hanno ammaccato, e per la porta che siamo riusciti ad aprire, finalmente liberi di vivere giorni più luminosi.

KENT HARUF
Vincoli
Editore: NN Editore
Traduttore: Fabio Cremonesi
Pagine: 264
ISBN : 978-88-94938-03-6
Uscita: Novembre 2018



Questa quarantena, pur stando a casa mia, la sto anche passando in Colorado, nella contea di Holt, grazie ai suggestivi libri di Kent Haruf.
A marzo ho letto la trilogia della pianura (la trovate recensita tutta nel blog - cercate Haruf), e ho conosciuto e amato i luoghi, i personaggi e la mentalità da Old America che descrive Haruf, equindi ad aprile sono tornata a calpestare il polveroso suolo americano partendo dalle origini di Holt, ovvero Vincoli.

Un libro che parte dalla fine e che dalle parole di Sanders Roscoe e risalendo a tempi molto lontani, addirittura prima della sua stessa nascita, narra come una fiaba cosa ha portato un'anziana piccola signora ad essere tacciata di omicidio e piantonata dalla polizia in un letto di ospedale. 

“Dunque, quel pezzo di storia – parte di quanto il cronista di Denver aveva scoperto e parte di quanto il giornale aveva pubblicato – era vero. Ma non era tutta la storia: era a malapena la parte di una parte. Non raccontava il come, non accennava mai al perché.” 

Già questa soluzione di far intravedere la fine mi aveva incuriosita, si vedono i personaggi e le circostanze presenti, quindi monta la curiosità per come si è arrivati a questa situazione e quando il vecchio Sanders si presta a raccontare tutta la vicenda dall’inizio e con tutti i particolari che ricorda e che ha ereditato dal padre, più altri che ha verosimilmente immaginato, non si può che starlo a sentire rapiti, specie se dietro c’è un autore dalla scrittura dolcemente nostalgica come Haruf. 

Come anticipa il titolo si parla di vincoli, legami strettissimi e imprescindibili frutto di una mentalità dedita all'altruismo e alla strenua ricerca del fare la cosa giusta, nonostante l’alto costo.
Narra le storie di disperati coloni, di coraggiose mezzosangue, di autentica amicizia, di amori impossibili, di dolori che vanno in eredità di generazione in generazione e soprattutto parla di una piccola, vecchia donna, di quali circostanze l'anno vista nascere, crescere, patire e trasformarsi nella roccia durissima che è diventata. 

Quando il vecchio inizia a raccontare ci si dimentica del già noto epilogo, poco importa se si parla di gente morta e sepolta, le parole danno vita e infondono vividezza alle passate vicende, e ci si arrabbia per l’egoismo di Roy, ci dispiace per la sfortunata Ada, ci struggiamo per Edith e John e per tutti gli altri personaggi che parola dopo parola conosciamo e in un modo o nell’altro amiamo. 

"Ecco, sono passati quasi cinquantacinque anni, una vita intera, e lei ancora non ha imparato a dire a se stessa qualcosa che assomigli a un infinito sì."

Lucia

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