Pensieri su "LA NOSTRA ISOLA" di Manuela Chiarottino

Giuseppe detto Pinuzzo e Leonardo sono di estrazione diversa; il primo è un pescatore, l'altro ha studiato ed è il figlio di un insegnante, ma hanno qualcosa in comune, qualcosa per cui saranno perseguitati. Nonostante il clima di paura e lo spettro della guerra, tra loro nasce un sentimento vero e forte, intriso di passione e dolcezza, che li porterà a essere arrestati e, in tempi diversi, trasferiti all'isola di San Domino, un luogo di condanna e infamia, eppure bellissimo, circondato dall’acqua cristallina del mare e invaso dai profumi del ginepro, del mirto e della pineta. 

Una prigione in cui si può essere soggetti a soprusi e nello stesso tempo dove esprimere la propria natura. Lì il loro amore, prima nascosto, quasi come paradosso potrà vivere alla luce del sole, ma le difficoltà sono tante e non è sempre facile sopravvivere. 

La storia, ambientata a Catania, si basa su un fatto storico: il confino inflitto agli omosessuali nell’isola di San Domino, negli anni antecedenti la Seconda guerra mondiale.

Titolo: La nostra isola
Autrice: Manuela Chiarottino
Genere: Storico 
Lunghezza: 116 pagine 
ISBN ebook: 978-88-9312-673-1 
ISBN cartaceo: 978-88-9312-676-2
Prezzo: €2.99




"Le prigioni sono tante, si può passare da una all’altra, ce le possono imporre o le possiamo costruire noi stessi, anche per difenderci. Ma la libertà di essere se stessi è una sola e, per quanto assurdo potesse sembrare, lì l’avevamo.."

Con curiosità mi sono approcciata a questo, più che libro, racconto lungo su una vicenda storica del periodo fascista di cui non avevo mai sentito parlare. 

Leggo la solita premessa: “Questa è un’opera di fantasia eccetera eccetera”, quindi i protagonisti Giuseppe e Leonardo, sono nati dalla penna dell’autrice, ma i luoghi e i fatti storici sono reali, proposti nelle pagine grazie ai documenti storici consultati dall’autrice, e che anche io incuriosita da questo libro, mi sono andata a cercare su internet, leggendo documenti e guardando le foto. 

Storia ambientata nel ’39 a Catania, alle porte della Seconda Guerra Mondiale. 
Al delirio della razza pura tedesca, Mussolini risponde con la pantomimica pretesa della virilità italica, motivo per cui gli omosessuali venivano sì perseguitati ma solo ufficiosamente, sottobanco, un machismo così inconsistente da traballare alla sola ammissione dell'esistenza dell'omosessualità. 

Uno stato con la coda di paglia come chi anelando a piaceri proibiti è il primo persecutore di chi invece quei piaceri se li concede. 
Questo mi ha fatto pensare a quel capolavoro che è “Una giornata particolare”, il film di Scola, un bel ricordo e un consiglio accorato di vederlo a chi non avesse ancora avuto questa fortuna. 

Tornando al libro, siamo in Sicilia, i fasci appestano le strade, la tensione si avverte nell’aria. In questo clima non proprio sereno si incontrano e si amano i protagonisti della storia che insieme subiranno l’ignominia del confino per omosessualità nell’isola di San Domino. 

Il confino è il meno, la punizione più pesante rimane la vergogna verso la società e verso la famiglia, i pettegolezzi come pugnali nella carne e quei legami di sangue e amore che per mentalità non possono che esser recisi tutti, tranne quel tenue scorcio di amore, frutto del femmineo coraggio di una madre: 
“Cu fici, fici. Non piangere, nel mio cuore sempre stai.” 

Ma come a volte accade, non tutto il male viene per nuocere, infatti reclusi tra pari e lontani dalle pressioni sociali, i confinati possono svelare liberamente il loro essere, cadono le pesanti maschere e alla fine risulta persino sopportabile l’onta del pederasta, perché non ci può essere mai vera felicità nella menzogna. 

Lucia

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