Pensieri su "LADY V" di Lorraine Heath

Londra, 1878.
Rimasti orfani in seguito a un incidente ferroviario, il Duca di Ashebury, il Duca di Greyling e il gemello Edward sono stati condotti nell'inquietante maniero di Havisham per essere affidati al tutore designato dai loro genitori: il Marchese di Marsden. L'uomo, però, ha perduto la ragione dopo la morte dell'amata moglie, e non ha mai badato a loro. 


Così Ashe, divenuto adulto, teme e rifiuta l'amore, conoscendone gli effetti devastanti, e preferisce relegare i suoi rapporti con le donne ai diversi club esclusivi che frequenta. 
E proprio in uno di questi una sera incontra la misteriosa Lady V, che non solo è intrigante e sensuale, ma anche brillante, sagace e... vergine. Inizialmente Ashe non ha idea di chi lei sia, però è abbastanza intelligente da riconoscerla quando la incontra in società senza la maschera: si tratta della straordinaria Minerva Dodger, per cui è impossibile non perdere la testa.

Lorraine Heath
Titlo: Lady V
(Gli sfrontati di Havisham Vol. 1)
Harper Collins
Collana: I Grandi Romanzi Storici
Pagine: 318
Uscita: Aprile 2018






«Come vi debbo chiamare?» le chiese, trattenendo l'indice sulle sue labbra e provocando un lieve formicolio nella carne sensibile. «Non usate il vero nome.»
Minerva lo avrebbe comunque evitato, anche senza l'ammonizione. Non era così confusa dalla vicinanza con il duca da non riuscire a ragionare con chiarezza. Benché i polmoni avessero smesso di funzionare come dovuto, la mente era ancora svelta. «Lady V.»
Un sopracciglio bruno si inarcò. «Victoria?» 
Vergine.

Con questo romanzo (iniziato per cercare l'amica di lady Grace, ovvero Minerva), ho ritrovato la Heath che mi piace, briosa ma anche profonda, capace di creare storie che ti appassionano sin da subito.

In effetti, se poi la parte centrale ricalca una trama sui generis e forse già vista, devo dire che il libro contiene uno dei più interessanti inizi saga letti di recente: una carrozza che procede tristemente nella brughiera, tre ragazzini (due fratelli, niente meno che un conte bambino e il suo gemello, e un compagno poco più grande, ma pur sempre un duca bambino) divenuti orfani a causa della stessa sciagura vengono condotti da un avvocato sconosciuto alla sinistra magione di quello che un tempo era il più caro amico dei genitori. Purtroppo per loro, il nuovo tutore soffre di una pazzia dolorosa, però ha un figlio, ugualmente piccolo e solo. 
Insieme i quattro trascorrono la giovinezza ad Havinsham, isolati ma affiatati tra loro, persino dimenticati dalla nobiltà sino al loro rientro, un quartetto di "sfrontati", resi coriacei da tanta tristezza, ma anche dalla determinazione di farsi valere nel mondo.

Già catturati dalla storia? Io sì. E questo primo libro è dedicato proprio al duca di Ashebury, Ashe, un giovane reso cinico e indifferente a ogni tipo di sentimenti, compreso il perdere tempo a corteggiare o a cercare donne con cui condividere la vita. 
Dunque, perchè non frequentare un club esclusivo, creato da nobildonne per altre nobildonne (sembra insolito, ma la Heath conferma l'esistenza di questi luoghi nella Londra della seconda metà dell'ottocento), dove sono le signore ad aggirarsi mascherate e i bellimbusti a mettersi in mostra per essere scelti?
La nostra Minerva ha deciso di frequentare il club a sua volta, ritenendosi non gradevole ma desiderosa di fare "esperienza" dopo aver passato troppe stagioni senza corteggiatori sinceri e con alla calcagna soltanto predatori di dote.

Mi è piaciuto molto il contesto, mi è piaciuto Ashe, forse un pochino meno Minerva, che risulta decisa su ogni cosa, tranne che su stessa ed è un piagnucolio continuo sul suo sentirsi "brutta" (ok, sì, immaginatevi una che si sveglia alla mattina e comincia a cantarselo in testa). 
Di conseguenza, viene richiesta parecchia sospensione dell'incredulità quando, al contrario, il meravigliosamente meraviglioso, sexy, simpatico e atletico duca diventa cotto di lei, e lei ancora non è soddisfatta...
Per la serie: fortune carnose che ti dondolano davanti al naso e riuscire a non vederle.

«A volte, Minerva, nel guardare le cose cogliamo quello che ci aspettiamo e non la realtà. Ma quando inquadro attraverso l'obiettivo, vedo la verità.» 
«Che non è sempre gradevole» notò lei.

Amarilli

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