Recensione #fantasy: "LA CITTA' DI SVENTURA" di Scott Kaelen

La Città di Sventura è un epic fantasy oscuro con un pizzico di ironia nei personaggi e una spruzzata di orrore mischiati ad avventura e dramma, ambientato in un mondo riccamente dettagliato.
Sfidare gli dei è provocare la loro collera. Così è scritto a proposito di Lachyla, la Città di Sventura, nel Codice delle Ere. 
Ma chi legge i codici? E chi crede davvero alle frottole dei Tessistorie? Dagra lo fa. Se è una storia che riguarda gli dei - persino nel caso di un dio morto - crede a ogni parola. 

Quando alla sua squadra di mercenari viene offerto un contratto per attraversare le Terre Morte e trovare un gioiello funerario nelle cripte della Città di Sventura, Dagra non vuole saperne. I suoi compagni sono impassibili davanti alla leggenda; per loro il confine indistinto tra i vivi e i morti è una sciocchezza superstiziosa. Portare a termine il contratto farebbe guadagnare alla calante reputazione della loro gilda una spinta più che mai necessaria e assicurerebbe ai mercenari il bottino di una vita. Loro andranno, con o senza di lui. 

Combattuto tra le convinzioni delle sue credenze e l`importanza delle sue amicizie, con riluttanza Dagra viaggia nella regione senza dio alla ricerca della mitica città. Ma le Terre Morte sono solo la prima sfida. I mercenari svelano un antichissimo inganno quando scoprono che il seme ripugnante di Lachyla è molto più oscuro della sua leggenda, e che la sua verità deve rimanere per sempre taciuta o rischia di precipitare l`umanità in un eterno incubo. 
Impigliato nelle punte acuminate del flagello, Dagra affronta la scelta più dura della sua vita... e della sua morte.

La Città di Sventura
Autore: Scott Kaelen
Traduttore: Aurora Torchia
411 pagine
Editore: Tektime (28 marzo 2019)
Collana: L`Arazzo di Verragos
Pagine: 2,99 €
ISBN-10: 8893983451
ISBN-13: 978-8893983457




«Ma ecco il fatto: siamo soldati di ventura e abbiamo un codice di condotta. Certo, non sempre lo seguiamo, ma è lì per separare il grano dalla pula – per garantire che chiunque si unisca alla gilda abbia almeno una traccia di decenza nelle ossa. Segui?»


**Oggi recensisco un self di un autore straniero, che ha deciso di farsi tradurre per il mercato italiano.
L'ho conosciuto in rete, in un gruppo di lettori fantasy, e mi sono incuriosita.
Per questo ringrazio prima di tutto Scott di avermi gentilmente inviato una copia del suo libro per poter esprimere la mia opinione.


La Citta di Sventura si caratterizza per una storia e un'ambientazione molto originale.

La narrazione parte subito a razzo ed avvince: una anziana cliente, sostenendo di essere discendente di una delle antiche casate di Lachyla, una città abbandonata e considerata da tutti maledetta, affida alla Gilda dei Soldati di Ventura l'incarico di recuperare una pietra conservata nella tomba di "famiglia".
L'incarico è assunto dalla maestra Jalis (e il fatto che fosse una ragazza intrepida la leader del gruppo mi è piaciuto molto) e dai suoi compagni Dagra e Oriken, i quali si mettono subito in viaggio per arrivare in un luogo che è ormai da decenni fuori da ogni strada e da ogni rotta commerciale, e della cui esistenza si ha persino qualche dubbio.

Ovviamente, le leggende, specie quelle spaventose, hanno sempre un fondo di verità, e non nascondo che la parte centrale, quella ambientata a Lachyla, mi ha stupito e intrigato per i toni cupi e più da romanzo del terrore che non fantasy (molto belle le pagine in cui i nostri tre soldati si muovono tra sepolcri polverosi e inquietanti. Il fatto è che la città nasconde proprio un segreto... su cui però sorvolo, per evitare anticipazioni, che meritano invece una lettura.

In parallelo al primo filone, veniamo poi a conoscere le vicende del Ruscello della Carpa, un villaggio che è sorto nelle vicinanze della città principale, fondato dalle genti che riuscirono ad abbandonarla prima della rovina, e i cui abitanti si sono dati come scopo proprio quello di non far entrare più nessuno (nè di far uscire più nessuno).
Ed è inevitabile che prima o poi i due filoni narrativi si ricongiungano, con incontri e scontri tra personaggi mossi da interessi opposti.

Nel complesso, il libro mi è piaciuto. 
La narrazione è scorrevole (resa anche con una buona traduzione, va detto). La prima parte è senza dubbio più appassionante, poi la storia si fa più introspettiva e rallenta (mentre io amo le parti prettamente avventurose), però sono arrivata in fondo soddisfatta.

Per mia opinione personale, il finale è intimista e un pochino allungato: non sono una fan degli addii e dei congedi, quindi forse venti/trenta pagine risultano superflue. Tuttavia comprendo che un autore possa far fatica a lasciare andare i propri personaggi.
Ricorderò questa storia con piacere, soprattutto per l'originalità, e non mi dispiacerebbe incontrare di nuovo Jalis in futuro.

Mentre i tre correvano verso la Strada del Regno, Jalis pensò con aria cupa: una passeggiata in campagna, davvero. 
Sopra di loro, il cielo era dipinto con strisce di stelle, mentre dietro di loro, sempre più lontano, mentre fuggivano attraverso la brughiera, l’inferno nel caseggiato ruggiva nella notte.

Amarilli

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