Pensieri su “La magia di un abbraccio” di Mary Balogh

Alla morte del padre, il conte di Riverdale, Camille Westcott scopre di essere una figlia illegittima e si rifugia a Bath, in casa della nonna materna. 
Qui Camille, abbandonata dal fidanzato dopo la disgrazia piombata sulla sua famiglia, trova lavoro come insegnante in un orfanotrofio dove conosce Joel, pittore e insegnante di disegno. 
I due sono profondamente diversi, per carattere ed estrazione sociale, e inizialmente mal si sopportano, ma qualcosa di speciale si agita da subito nel fondo dei loro cuori. 
Così la passione per il loro lavoro piano piano si trasforma in una complicità dolce e imprevista…


Serie Westcott:
1) QUALCUNO DA AMARE (Someone to Love)
2) LA MAGIA DI UN ABBRACCIO (Someone to Hold)
3) Someone to Wed


Titolo: “La magia di un abbraccio”
Autrice: Mary Balogh
Editore: Mondadori
Collana: I Romanzi – Classic 1186
Uscita: Luglio 2019




Per la verità lady Camille non sarebbe uscita da sola con lui, rischiando di essere sorpresa dalla pioggia, nè si sarebbe lasciata prendere per mano e trascinare per srada, dove chiunque avrebbe potuto vederla correre come una forsennata. e, soprattutto, in una situazione del genere non avrebbe riso a crepapelle.
Ma lady Camille Westcott non esisteva più, e ridere non era niente male.


Era un bel po' che la Balogh non mi smuoveva più come un tempo (e devo dire che anche il capitolo iniziale di questa nuova serie non mi aveva soddisfatto del tutto, con una Cenerentola un po' troppo fortunata per i miei gusti).

Con questo libro è finalmente ritornata a stupirmi, sovvertendo molte classiche regole del romance, e con un capitolo che è un po' l'antitesi del precedente: non più quindi una dolce protagonista che da Cenerentola diventa duchessa (come accaduto ad Anna, con qualche sbadiglio...), ma focus sulla sorellastra, che da prima figlia del conte di Riverdale, con futuro da favola dietro la porta, si ritrova all'improvviso buttata giù dalla torre, senza più titolo, né dote, e - forse - senza più sogni.


"Ci si vergogna un po' di soffrire, vero?" mormorò Camille. 
"A volte ci domandiamo se ce lo siamo meritato."


E questa Camille non risulta neppure una personcina tenera, con cui riusciamo a empatizzare per le sfortunate circstanze. No, caspita, Camille è legnosa, inasprita dagli eventi, incapace di trovare un nuovo scopo. Disorientata. Se fosse una ragazza del nostro tempo, la potremmo descrivere come una persona (giustamente) arrabbiata con il mondo. 
La sua acrimonia verso "Anna l'orfanella" che s'è presa tutto ci sta, e ci sta pure che la vicinanza della sorellastra fortunata e tanto buona le sia gradita come l'ortica sulla pelle.

D'accordo, Anna e il Duca vorrebbero considerarsi un'unica famiglia allargata, ma in quell'epoca perdere un nome era perdere un nome, ma anche una linea di discendenza, una collocazione sociale, lo stesso futuro (per quanto la Balogh abbia salvato le figlie del conte, dotandole di una nonna comunque ricca e di parenti legittimi che restano affezionati). Quindi ho apprezzato che Camille abbia provato a farcela da sola, lasciando anche una casa sicura per rimettersi in gioco.
Ed è tutto una riscoperta: dalla figura della madre a quella dell'uomo che credeva di sposare, alla propria personalità e alla sua freddezza nelle relazioni sociali, alla capacità di provare comunque empatia verso gli altri.
Sino al provare a esperienze in un modo "anticonformista", come prima non avrebbe mai osato.

Un romanzo introspettivo, più profondo di quanto appaia. 

Una sorellastra più incisiva di Cenerentola e che mi è piaciuta, così come un protagonista maschile (Joel!!!!!!), altrettanto autonomo e coraggioso, che è l'anello di congiunzione con il passato di Anna e il giusto balsamo per sanare profonde ferite familiari per il futuro.
Perdonatemi, ma tra Joel e il Duca, Joel tutta la vita.

Amarilli

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