Pensieri su “Tenera reclusione” di Christina Dodd

 

La vita in esilio ha insegnato all’audace principessa Amy a odiare l’ingiustizia, che ai suoi occhi ha un solo nome: Jermyn Edmondson, il potente e affascinante marchese di Northcliff che ha sottratto sostentamento agli abitanti dell’isola di Summerwind. E Amy decide di rapire quel nobile arrogante, di incatenarlo e tenerlo in ostaggio per ottenere un riscatto come risarcimento. È un piano semplice, destinato a una sicura riuscita. Ma la principessa non ha messo in conto che lo zio del marchese sarebbe ben felice se qualcuno togliesse di mezzo il nipote e gli lasciasse ereditare il suo titolo e la sua fortuna…

Titolo: Tenera reclusione
Autrice: Christina Dodd
Editore: Mondadori
Collana: I Romanzi – Oro 254
Ambientazione: Inghilterra, 1810
Uscita: gennaio 2024

LA SERIE "PRINCIPESSE PERDUTE (LOST PRINCESSES)":
1) DOLCE RICATTO (Some Enchanted Evening) 
2) TENERA RECLUSIONE (The Barefoot Princess)
3) RAPITA DA UN PRINCIPE (The Prince Kidnaps a Bride)



Dopo aver letto il primo volume, ho deciso di dare una seconda possibilità alla serie delle "principesse perdute", ma devo dire che il secondo capitolo ha, di fatto, accresciuto le mie perplessità.

La principale critica che muovo è l'assurdità, al limite del surreale, della trama complessiva.
Immaginate tre principesse in fuga (sin da bambine) da un (inventato) regno minuscolo dei Pirenei, insieme a un principe di un altrettanto regno immaginario, anche lui esiliato.
Mentre la nonna lotta a casa per riprendere il potere, le sorelle vagano per la Scozia (ma perché?) senza sapere bene cosa fare di se stesse (forse farsi sposare da nobili ricchi?).

La seconda sorella Amy, ad esempio, ha trovato ospitalità presso una anziana un po' svagata e non può restare insensibile di fronte alle presunte ingiustizie del nobile del luogo, che non tratta bene i propri fittavoli.
Ora, a parte che fa un po' ridere che questa tizia che vive a carico degli altri pensi bene di fare la Robin Hood anziché (magari) iniziare a lavorare e aiutare economicamente di suo (mi ricorda un po' certe progressiste di oggi che sono sempre a invocare diritti per tutti e poi manco si sognano di lavorare e pagare le tasse di solidarietà per la collettività), ma è l'ideona di Amy che mi ha lasciato basita.

Ebbene, convince il villaggio a "rapire" il marchese del luogo, per chiedere un riscatto, con tanto di prigionia in catene e lezioni di biasimo morale riversate sul malcapitato.

Una trama oggettivamente forzata e una protagonista insipida e fastidiosa.
Inutile dire che ho sempre tifato per il povero marchese sequestrato.

 

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