Pensieri su "DEMON COPPERHEAD" di Barbara Kingsolver

 

Questa è la storia di un ragazzo che tutti chiamano Demon Copperhead, un eroe dei nostri tempi. Un ragazzo che può contare solo sulla bella faccia ereditata da suo padre, una criniera di capelli color rame, lo spirito aguzzo e il vizio di sopravvivere. Il suo esordio nell’universo – mamma di diciott’anni che partorisce sola con una bottiglia di gin, anfetamine e oppioidi –, in una casa mobile sperduta negli Appalachi meridionali, dà il la a ciò che verrà dopo. Demon inizia la sua corsa a perdifiato attraverso la vita, sfreccia per le selve oscure dell’affido, del lavoro minorile, delle scuole fatiscenti, fino al sogno, e poi all’ebbrezza del successo atletico, con la conseguente caduta nella dipendenza. Nel mentre, si ossessiona con gli eroi della Marvel, si disegna i suoi fumetti riempiendoli di cattivi veri, si inerpica per le vette vertiginose del grande amore e sprofonda nel dolo - re straziante della perdita. Attraverso tutto questo, Demon deve combattere, armato del suo caustico umorismo e poco altro, con - tro la propria invisibilità in un mondo dove persino i suoi amati supereroi hanno abbandonato le terre selvagge per la città. La sua voce è quella di una generazione di ragazzi perduti, nati in posti splendidi e maledetti che neanche per un istante concepiscono di abbandonare. Ma Demon è un combattente, un sopravvissuto, come era un sopravvissuto David Copperfield nella sua disgraziata Londra. Barbara Kingsolver si ispira all’opera iconica di Dickens con questo romanzo vincitore del Pulitzer, ambientato nel Sud degli Stati Uniti, per gettare luce sulle vite marginali di oggi, con la stessa rabbia, la stessa profonda compassione. La stessa fiducia nel potere di trasformazione di una bella storia.

Titolo: Copperhead
Autrice: Barbara Kingsolver
Pagine 656
Editore: Neri Pozza
Uscita: 21 novembre 2023



Un po' alla volta ti ci abitui, ma non in senso positivo,
al punto che spesso ti sembra che tutto il mondo sia un posto in cui non eri invitato.


656 pagine di pesantezza sul cuore.
Non brutto, ma da leggere una volta nella vita e basta.
Una storia di poveracci in una valle depressa e disperata: gioventù americana strappata tra droga, gravidanze adolescenziali, miraggio di sport e reclutatori dell'esercito. E, ancora, la rete di assistenza sociale che non funziona e un sistema di affido da incubo, per cui le famiglie lucrano sull'assegno, oltre alla mancanza di tutela sanitaria, povertà, piattume scolastico e abbondanza di armi.

In buona sostanza, è il sogno americano che ti ingabbia nella valle da cui non riesci a scappare.
Mi vengono in mente tanti film e libri che hanno narrato le stesse identiche cose, per cui non riesco a capire perchè, se arriva la poetessa "politica" che si limita a ripeterle, è subito premio Pulitzer. Se si considera che il romanzo si colloca agli inizi del 2000, la potenziale voce di denuncia arriva con vent'anni di ritardo...

D'accordo, ammetto che Demon, il ragazzo che ha sempre fame e che nessuno vuole, è simpatico, ma dopo cinquecento pagine il suo monologo comincia a essere piuttosto snervante, per la serie inquietante di sfighe e la voglia di autodistruzione che accomuna tutti, ma proprio tutti, quelli che lo circondano.
Quella che riesce a vedere la Kingsolver è un'umanità unicamente violenta, sconfitta, drogata, alcolizzata o tradita.
Un puro fatalismo che alla fine deprime.
Infine, sarò cinica, ma mi è parso tutto raccontato con l'occhio compassionevole di un un'intellettuale radical chic.

Nota positiva: ignoravo chi fossero i Melungeon e l'ho scoperto grazie a questo romanzo.


Le dissi che nessuno mi aveva mai fatto quella domanda, cosa volevo fare da grande, 
quindi non lo sapevo. 
Più che altro, volevo essere ancora vivo.

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