Pensieri su “Il Leone di Normandia” di Connie Mason


Lady Ariana odia i normanni. Non solo le hanno sterminato l’intera famiglia a Hastings e l’hanno depredata delle sue terre, ma le hanno imposto di rompere un fidanzamento felice per darla in sposa al braccio destro di Guglielmo il Conquistatore. 

Forte, coraggioso, lord Lyon ha accettato solo per obbedienza quell’indesiderato matrimonio politico e Ariana, appena quattordicenne, è subito finita in monastero. Ora il re ha deciso che le nozze generino una discendenza. Ma quando Lyon si presenta al convento, la ragazzina di cinque anni prima non esiste più, è una donna bellissima, e l’odio brucia più della passione…

Titolo: IL LEONE DI NORMANDIA
Titolo originale: The Lion’s Bride
Autrice: Connie Mason 
Editore: Mondadori
Collana: I Romanzi – Introvabili 112
Ambientazione: Inghilterra, 1067
Uscita: Aprile 2024



Penso che questa lettura abbia un po' patito il fatto di arrivare subito dopo quella di un romanzo per certi versi simile: entrambi sono collocati quasi nella stessa epoca, sullo sfondo delle tensioni tra sassoni e normanni dopo la conquista dell'Inghilterra, e con l'inserimento di un matrimonio combinato dal re per favorire un suo uomo di fiducia, che si trasforma, ovviamente, in un'unione imposta con la forza alla parte più debole delle nozze, vale a dire la giovane sposa.
Sto infatti facendo un confronto con DUELLO DI CUORI di Shannon Drake, che mi è piaciuto di più.

Devo dire che  questo Leone mi ha in realtà infastidito molto, al di là della coerenza storica, in quanto è vero che la maggior parte dei matrimoni (tra classi agiate) nascevano in modo violento, se non sanguinoso: qui ci troviamo nei giorni successivi alla battaglia di Hastings e la giovane Lady Ariana si trova con i familiari sterminati e il nemico normanno alle porte. 
Re Guglielmo in persona ha "donato" il maniero a Lyon (il Leone della nostra storia) e ha ordinato che impalmi l'unica erede per garantire la continuità del titolo.

Ora, persino la Mason evita di dover imbastire il romanzo con una sposa-bambina (mentre invece l'età da matrimonio c'era tutta) e la fa spedire in convento in attesa della consumazione (per ben 5 anni: altro anacronismo, considerato che al tempo si moriva per un niente e non si comprende perché lord Lyon avrebbe dovuto rischiare di non generare un erede così a lungo).

Tuttavia, quando si arriva al dunque, e il lord esercita i suoi diritti in modo rude e pacificamente conforme all'epoca, la Mason arriva a infiorettare il tutto, non tanto giustificando l'epoca, ma basando sul solito stereotipo di lui arrogante, prepotente, virile, eccetera, e di lei molto femminile nel giocare a sfidarlo per venire punita/domata, piena di ritrosia maliziosa, eccetera.
Ma anche no. Se i romanzi anni '80-90 sono pieni di queste dinamiche di consenso dubbio/rubato ("s'intenerì sapendo di doverle fare male, ma il suo ardore gli imponeva l'assalto"), a distanza di 30-40 anni si può giustamente scuotere la testa.

Senza contare che alla trama si aggiunge di tutto, da streghe a poteri magici a tradimenti. 
Nel complesso, il romanzo si è rivelato troppo lungo per giungere a un finale che era prevedibile dopo due capitoli. 

 

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