Speciale #romance: estratto in #esclusiva per "CORPO A CORPO" di Roxie Rivera

Carissime e carissimi,
visto che è estate e fa parecchio caldo, siamo più che felici di condividere con voi un estrattino #esclusivo di CORPO A CORPO gentilmente offerto da FOLLIE LETTERARIE.
Grazie come sempre a Eleonora Morrea che ha sempre un pensierino per noi!

E quindi... godetevelo, ricordandovi che potete trovare poi l'intera novella su Amazon e Kobo!!

Nell'attesa dell'uscita di Dimitri, il seguito di IVAN, Roxie Rivera torna per le lettrici italiane con una novella autoconclusiva, perfetta da leggere durante le ferie estive.

Quando il Navy SEAL Leeland Gates raggiunge il cottage di famiglia per riprendersi dalle ferite riportate durante una missione molto pericolosa, non si aspetta certo di trovarci Jamie Pearson, la migliore amica di sua sorella, la donna che è sempre stata oggetto dei suoi desideri sin da quando erano ragazzi. Nonostante Jamie affermi di essere alla ricerca di un po’ di relax, Leeland è convinto che lei nasconda qualcosa e che si trovi in grave pericolo. Del resto lui non ha davvero bisogno di immischiarsi negli affari della ragazza, ma la vicinanza forzata non può fare a meno di risvegliare quella passione che per troppo tempo entrambi hanno cercato di soffocare.



 ***


Stirando i muscoli del collo dolorante, l’ufficiale delle Forze Speciali Leland Gates sospirò stancamente e distese le dita sul volante del SUV che aveva noleggiato a Austin. Il suo sguardo corse alle piante di lupini blu che ammantavano entrambi i lati della strada a due corsie. Dio, come gli erano mancati. Altri venti minuti e sarebbe arrivato nel tranquillo chalet di famiglia, immerso nella campagna. Il ginocchio sofferente urlava per il bisogno di sgranchirsi con una lunga camminata. 
Si passò una mano sul lato sinistro, sui muscoli trafitti dal dolore, e trasalì. Davanti ai suoi occhi, il lungo tratto della statale del Texas si trasformò negli stretti confini di una nave mercantile, mentre le pulsazioni dolorose risvegliavano ricordi che avrebbe preferito dimenticare. Come soldato scelto dei SEAL, era abituato al pericolo e al rischio. La maggior parte delle missioni andava secondo i piani, ma c’era sempre quella che finiva in un completo disastro. Il recente salvataggio di un equipaggio americano a bordo di una nave dirottata al largo delle coste africane, ne era stato un esempio eclatante. 
Scosse il capo per cancellare l’eco muto degli spari e dei colpi di rimbalzo, e si concentrò sulla guida. Quando giunse al bivio per la strada privata, rallentò e mise la freccia. Svoltò nella stradina non contrassegnata e procedette per alcune decine di metri fino al cancello chiuso. Inserì il codice, attese che il cancello si aprisse scorrendo di lato, quindi entrò nella proprietà. Poco dopo, la casetta apparve in fondo a una stradina a corsia singola. 
Con i sensi sempre all’erta, Lelan notò la luce fioca filtrare da dietro gli scuri e le tende. Alzò il piede dall’acceleratore e lasciò che il SUV avanzasse, mentre i suoi occhi ben addestrati esploravano la zona. Non c’erano veicoli in vista. Che si trattasse di un autostoppista, o un immigrato illegale? Non sarebbe stato il primo poveraccio a cercare rifugio nello chalet. 
Per non correre rischi estrasse la pistola dalla custodia che teneva nella piccola valigia. Armato e pronto, parcheggiò il SUV in modo che gli offrisse un’adeguata copertura, nonché un sufficiente spazio di manovra qualora fosse stato necessario battere rapidamente in ritirata. Prima di irrompere nello chalet, Leland pensò bene di assicurarsi che la sorellina non avesse dato le chiavi a qualcuno. 
― Leelee! ― rispose Peyton con la solita, vivace allegria. 
Leland fece una smorfia a quell’orribile soprannome. L’aveva odiato fin dal primo momento in cui glielo aveva affibbiato, ma non aveva mai avuto il coraggio di dirglielo. Quando i suoi genitori l’avevano adottata, Peyton aveva sei anni, era pelle e ossa, tutta occhi e labbra tremanti, ed era terrorizzata da tutti con l’unica eccezione di Leland. Anche lui era stato adottato da Jan e Dave Gates qualche anno prima, quindi comprendeva le paure di Peyton ed era stato disposto ad andare avanti con quel nomignolo, pur di vederla sorridere. 
Sforzandosi di non lasciarsi distrarre dai ricordi, le chiese: ― Peyton, hai dato la chiave dello chalet a qualche amica? 
― Okay, senti ― rispose lei velocemente, in un tono che gli strinse il cuore. ― Per favore, non dare di matto. Aveva bisogno di allontanarsi dalla città per un paio di giorni, non sapevo che avevi intenzione di prenderti un congedo e rintanarti lì. 
Pensando all’identità dell’amica, Leland ebbe un brutto presentimento. ― Hai dato la chiave a Jamie? 
Peyton esitò. ― Sì. 
Si strinse la sommità del naso ed espirò rumorosamente. Doveva essere proprio lei. L’unica donna in tutto il mondo che gli era entrata sotto la pelle. Doveva proprio trattarsi dell’unica ragazza che lo aveva spinto a infrangere tutte le regole. 
Qualcosa di terribilmente vicino all’ansia gli strinse lo stomaco. Era fuggito lì per rilassarsi, non per ritrovarsi teso come il filo di una trappola. ― Torno in città. Vedo se trovo una stanza in uno dei bed & breakfast, o in quel decrepito motel in periferia. 
― No! Leland, per favore non farlo ― Peyton lo chiamava per nome solo quando si trattava di una faccenda seria, e questo lo allarmò. ― È nei guai. 
― Lei è sempre nei guai. Diavolo, Jamie è la personificazione dei guai. 
― Smettila ― replicò la sorella, con una traccia di irritazione nella voce. ― Sei sempre così cattivo con lei. Cosa ti ha mai fatto? 
― Vuoi davvero che ti faccia una lista, Peyton? Che ne dici di due anni fa, quando vi ha fatto finire in una prigione messicana durante le vacanze di primavera? O quando ti ha convinta a scappare per andare a vedere quel concerto a New Orleans? Devo forse rammentarti dei motociclisti che hanno provato a fare di voi le loro old lady[N.d.R: compagne di vita nel mondo dei bikers] in quell’area di sosta al confine con la Louisiana? 
― A essere onesti, non credo che ci volessero davvero come loro old lady. Penso che volessero farsi il nostro bel culetto. 
― Peyton! 
― Come se tu non avessi mai fatto niente di incosciente o vagamente stupido? Perché se inizio a fare io la lista, staremmo al telefono tutta la notte. 
― Non si tratta di me. 
― No? ― Attese che lui le rispondesse, ma Leland rimase in silenzio e lei continuò con voce brusca e irritata. ― Sai una cosa? Vai pure. Taglia la corda e scappa in quel motel. 
― Attenta, Peyton. ― Ora fu lui a indurire la voce. ― Sono troppo vecchio per questi giochetti. 
Lei rimase in silenzio per alcuni secondi pieni di tensione. ― Per favore, Leelee, rimani. Sono preoccupata per lei. Questa volta... è diverso. 
Sebbene non avesse mai capito il legame indissolubile che univa quelle due ragazze, sapeva che se fosse successo qualcosa a Jamie non se lo sarebbe mai perdonato. Peyton si sarebbe sentita in colpa per tutta la vita. Leland si massaggiò la fronte, odiandosi mentre cedeva così facilmente. ― Va bene ― ringhiò. ― Resto qui, ma giuro su tutto quello che c’è di più sacro, se questo è un altro dei suoi raggiri... 
― Non lo è. 
Leland socchiuse gli occhi. ― Cosa non mi stai dicendo, Peyton? 
― Sta a Jamie parlartene. ― Gli arrivò all’orecchio un rumore soffocato. ― Devo andare. È arrivato il mio gruppo di studio. Ci sentiamo domani mattina. 
― Va bene. 
― Leelee? 
― Sì? 
― Va tutto bene? 
Gli faceva sempre la stessa domanda, e lui rispondeva sempre nello stesso modo. ― Sto bene, piccola. 
― Mi sei mancato. Sono davvero felice che tu sia a casa. 
Per qualche giorno, pensò lui. ― Sarei dovuto venire da te, prima. 
― So che a volte hai bisogno di allontanarti. 
― Farò il possibile per venire a trovarti prima di tornare in Virginia. 
― Non preoccuparti se non riesci. Sarò qui ogni volta che ne avrai il tempo. 
Quando Peyton parlava in quel modo, faceva sul serio. Tra loro c’era sempre stata onestà e franchezza. L’esperienza che avevano condiviso, come bambini trascurati e abbandonati, aveva fatto sì che il loro legame fosse profondo e duraturo nonostante le ovvie differenze. Lui era alto, biondo e aveva gli occhi azzurri, Peyton era bassa, aveva capelli scuri, carnagione scura e occhi color caffè. Potevano non essere legati da un vincolo di sangue, ma erano fratelli per quel che più importava. Leland avrebbe fatto di tutto per lei, e lei avrebbe fatto lo stesso per lui. 
― Devo scappare, Leelee. Ci sentiamo più tardi. Ti voglio bene. 
― Anch’io, sorellina. 
Quando la chiamata terminò, sbatté il telefono sul volante. Il sorriso malizioso di James “Jamie” Pearson gli apparve davanti agli occhi. Un’ondata di calore gli invase il basso ventre al solo pensiero della sua soffice bocca e dei suoi occhi ambrati. La ricca ereditiera di un’azienda di make-up, la Lush & Luxe, aveva la pelle di una sfumatura più scura di quella di Peyton, morbida, setosa e così allettante. Deglutì furiosamente al ricordo delle proprie mani che scorrevano sulle sue braccia, infilandosi sotto la camicetta per accarezzare la pelle liscia del ventre e dei seni. 
Ancora oggi, dopo cinque anni, si sentiva avvampare di vergogna nel rammentare quanto fosse andato vicino a superare quel confine. A ventidue anni, Leland era già un uomo indurito dalle battaglie. Era tornato a casa per Natale, per prendersi una tregua dall’infernale sfilza di missioni a cui aveva partecipato e dal dolore per la perdita del suo compagno d’armi. Nella speranza che trovarsi circondato da famigliari e amici, avrebbe lenito la ferita che gli bruciava nel petto, aveva finito per sentirsi più solo e distaccato da tutti. 
Si era defilato dalla festa della vigilia di Natale, rifugiandosi nella propria camera da letto con una bottiglia del brandy preferito dal padre. Jamie l’aveva trovato lì, e gli aveva raccontato con tenerezza della perdita del padre a causa di un incidente durante un’arrampicata. Capiva cosa volesse dire guardare negli occhi un uomo sul punto di morire e portarsi dentro il senso di colpa per essere sopravvissuto. 
Ubriaco e sofferente, le aveva permesso di avvicinarsi troppo. E Jamie aveva fatto breccia in quel muro che aveva eretto attorno a sé dopo essere diventato un SEAL, quello che gli impediva di preoccuparsi troppo e che lo teneva al sicuro dalle distrazioni. Il bacio esplosivo e appassionato che si erano scambiati nella camera della sua infanzia aveva poi fatto crollare quel muro. Il ricordo gli faceva ancora galoppare il cuore. 
C’erano stati così tanti baci prima di Jamie, e troppi dopo di lei, ma nessuno era paragonabile a quello. Si continuava a ripetere che era tutto dipeso dall’eccitazione di aver, finalmente, assaggiato il frutto proibito, ma dentro di sé sapeva che non era così. Sapeva che c’era qualcosa in Jamie, qualcosa di speciale che nessuna donna della terra poteva sperare di possedere. 
Ma baciarla era stato uno sbaglio. 
I cinque anni di differenza fra loro non erano un gran che ora, ma a quel tempo? Era stato totalmente fuori luogo. Grazie al cielo era tornato in sé prima che le cose tra loro si scaldassero troppo. Poteva ancora vedere l’imbarazzo e la rabbia sul suo bellissimo viso, quando l’aveva spinta in corridoio e aveva richiuso la porta a chiave. Era stato un atto freddo e insensibile, ma necessario, altrimenti avrebbe perso il controllo. 
Prima di smaltire la sbornia, aveva silenziosamente giurato a se stesso di rintracciarla il giorno dopo e spiegarle i motivi che l’avevano spinto ad allontanarla. Meritava di essere trattata secondo le regole. Si era ripromesso di aspettare che lei terminasse le superiori e iniziasse il college prima di fare il proprio passo, così si era addormentato invaso dalla speranza. 
Speranza che si era dissolta il mattino successivo, quando l’aveva sorpresa a uscire furtivamente dalla stanza in cui dormiva il cugino Tanner, con i capelli spettinati, mentre si passava una mano veloce sul vestito gualcito mentre saltellava sui tacchi. Non aveva avuto bisogno di essere un genio per mettere insieme i pezzi e risolvere quell’equazione. 
Persino ora, dopo tutti quegli anni, gli si strinse lo stomaco. Si massaggiò il torace. L’amara offesa del tradimento bruciava ancora dentro di lui. Si era fidato di Jamie. Aveva sfidato il pericolo per lei, e lei dalla sua camera, era passata direttamente nelle braccia muscolose da star del football di suo cugino. 
Ancora più fastidioso era stato il modo in cui Jamie aveva cercato di flirtare con lui, quel pomeriggio, quando si era fermata per portare regali alla famiglia. Leland l’aveva respinta, limitandosi a risponderle a monosillabi. Per il resto della sua breve visita, Jamie era rimasta lontana dalla casa. 
Da allora, l’aveva vista solo poche volte. Tra la carriera di Leland nei SEAL e la vita da nababbo di lei, non era capitato spesso di trovarsi allo stesso momento. A lui andava bene così. Era più facile convincersi che non fosse la sola donna a tormentarlo nei sogni. Era più facile dimenticare la risposta traditrice del proprio corpo ogni volta che lei era nelle vicinanze. 
Fingeva di aver dimenticato la data esatta in cui l’aveva vista l’ultima volta, ma ne ricordava persino l’ora. Otto mesi, quattro giorni e, diede uno sguardo all’orologio malconcio, nove ore. Lui usciva dalla casa di famiglia per andare a prendere un aereo, lei si precipitava dentro per condividere qualche succulento pettegolezzo con Peyton. Si erano scontrati così con tanta veemenza che lei era stata sbalzata di nuovo all’esterno; Leland l’aveva afferrata in tempo per impedirle di cadere, ma Jamie si era liberata dalle sue dita come se il suo tocco l’avesse disgustata. 
Contrasse le mascelle. Lo aspettava dunque una tortura simile durante quei pochi giorni che avrebbero trascorso insieme nei ristretti confini dello chalet? Era stanco e dolorante, voleva farsi una doccia, mangiare e infilarsi nel letto. Purtroppo, il pensiero di farsi quella dormita di cui aveva tanto bisogno, gli rammentò che in casa c’era un solo letto. Uno dei due avrebbe dovuto sistemarsi sul divano, e aveva il sospetto che Miss Lush & Luxe pretendesse che fosse lui abbastanza galante da scegliere quell’affare vecchio e bitorzoluto. 
Si passò una mano sulla faccia, ringhiando qualche imprecazione e spense il motore. Rimise l’arma nella custodia e chiuse la valigia. L’afferrò per la maniglia, la trascinò con sé attraverso il sedile e scese dal SUV. Richiuse la portiera sbattendola e si mise il telefono nella tasca dei jeans. 
Preparandosi al peggio, si diresse a grandi passi verso il piccolo chalet e salì i gradini del portico frontale. Pescò le chiavi dalla tasca, ma una strana sensazione lo spinse prima a provare la maniglia per vedere se era chiusa a chiave. Quando questa girò, senza essere bloccata dal chiavistello, ruggì di frustrazione. Non si rendeva conto di quanto fosse incosciente? Era una donna sola nel mezzo del nulla. Qualche individuo pericoloso sarebbe potuto entrare a farsi un giro semplicemente spingendo la porta. 
Qualcuno di pericoloso lo aveva fatto. 
Scosse il capo, preparandosi a darle una lavata di capo, entrò in casa e posò la valigia sul divano. Lo chalet monolocale era costituito da un unico spazio aperto, dove solo il bagno sul retro aveva una porta, ed era chiusa. Si sentiva il sommesso rumore dell’acqua che scorreva e dedusse che Jamie stesse facendo una doccia. 
Dato che non ingaggiava mai una battaglia senza prima fare una ricognizione, approfittò dell’occasione per raccogliere informazioni. La valigia aperta sul letto catturò il suo sguardo. Si avvicinò e rovistò nel contenuto. Le dita sfiorarono del pizzo, e si ritrovò a deglutire con difficoltà. Spinse da parte il vestito che lo intralciava e trovò i pantaloncini trasparenti che aveva toccato. 
Anche se si era ritrovato tra le mani una quantità di mutandine, in ventisette anni, non ne aveva mai sentite di così delicate. Erano costose ed eleganti. Proprio come lei. Si sforzò di non immaginare il pizzo azzurro pallido avvolgerle il sedere, o la pelle scura far capolino dietro di esso, ma fallì miseramente. Un’ondata di calore lo assalì, e si affrettò a buttare da parte l’indumento intimo prima che i suoi pensieri si facessero troppo indecenti. 
Avvertì una traccia di rimorso nel petto mentre rovistava nella valigia. Non sapeva esattamente cosa stesse cercando. Per quanto ne sapeva, Jamie non aveva mai assunto droghe, ma se i post su Facebook che scambiava con Peyton erano di una qualche indicazione, aveva passato molto tempo a viaggiare lungo i confini meridionali, e a navigare per il Golfo del Messico e i Caraibi. 
C’erano ben poche ragioni perché una ragazza come Jamie andasse laggiù così spesso, e non gliene piaceva nessuna. Non voleva pensare che si fosse nascosta nello chalet perché fuggiva da qualche guaio, anche se, quegli anni trascorsi nei corpi speciali gli avevano insegnato a non dare mai nulla per scontato. In particolare, gli venne in mente una foto che l’aveva spiazzato: la ritraeva sorridente insieme a Hector Salas, noto sicario di un cartello messicano, mentre si godevano una birra sulla spiaggia. Il pensiero che uscisse con un uomo simile gli faceva venire il mal di stomaco. 
Quando non trovò indizi che lo aiutassero a capire perché una giovane donna piena di soldi avesse scelto di venire a nascondersi in quella casetta arredata in maniera spartana e fuori del mondo, Leland si spostò nella zona cucina per controllare i viveri. Aprì il frigo e si corrucciò. Due bottiglie di vino, una mezza dozzina di uova e del formaggio burroso acquistato nel negozio di specialità di Jolene, in città, erano le uniche cose che conteneva. Guardò sulla credenza e vide quattro croissant freschi e due banane. Da quel poco che aveva acquistato, era ovvio che lei non avesse in programma di rimanere a lungo, o di mangiare molto. 
Mentre controllava la dispensa, sentì la doccia chiudersi. Spinse da parte il barattolo di burro di arachidi e le scatole di cracker, ancora chiusi, e trovò tre lattine di zuppa. Si abbassò sulle caviglie per controllare gli scaffali sottostanti, dove suo padre di solito teneva una cassetta di birra, ma la trovò vuota. Irritato, richiuse e prese in considerazione di tornare in città a comprarne un pacco da sei. Aveva la sensazione che gliene sarebbe servita una bella ghiacciata quella notte. 
La porta cigolò e le assi di legno del pavimento scricchiolarono sotto il peso di Jamie. Attraversò silenzioso l’area della cucina, facendo ricorso alla sua abilità di non rendersi riconoscibile, che in più di un’occasione difficile l’aveva tirato fuori dai guai. Gli si fermò il fiato in gola alla vista di Jamie avvolta solo in un asciugamano, la pelle ricoperta di goccioline luccicanti. Il cotone bianco e bagnato le aderiva al corpo flessuoso e suggeriva le curve femminili che si celavano sotto il tessuto.

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