Pensieri su "Due piccole bugie" di Liz Carlyle
Viviana Alessandri non è più la sconosciuta cantante lirica con cui il giovane Quin Hewitt, conte di Wynwood, ha avuto una torrida relazione una decina di anni prima. Ora è la ricca e influente contessa Bergonzi di Vicenza, corteggiata in tutta Europa per la sua voce e la sua passionalità. Ma non ha mai dimenticato l’arrogante rifiuto di Quin il giorno in cui gli ha proposto di sposarla e, rimasta vedova, è tornata in Inghilterra con i figli e un segreto. Quin però sta per fidanzarsi. E se Viviana è determinata a cogliere l’ultima occasione per riconquistarlo, per Quin nulla è cambiato. Vivie non è adatta. Non è ragionevole. È indimenticabile. E continua a lasciarlo senza fiato…
Titolo: Due piccole bugie
Autrice: Liz Carlyle
Editore: Mondadori
Collana: I Romanzi – Oro 266
Ambientazione: Inghilterra, 1830
Uscita: Gennaio 2024
Trilogia "LITTLE":
1) UN PICCOLO PECCATO (One Little Sin)
http://www.sognipensieriparole.com/2024/07/pensieri-su-un-piccolo-peccato-di-liz.html
2) DUE PICCOLE BUGIE (Two Little Lies)
3) TRE PICCOLI SEGRETI (Three Little Secrets)
4) LA SPOSA IN ROSSO (The Bride Wore Scarlet)
http://www.sognipensieriparole.com/2016/03/pensieri-e-riflessioni-su-la-sposa-in.html
Se proprio devo collegare un sentimento predominante alla lettura di questo volume, è il fastidio che ho provato per Quin, un personaggio borioso e detestabile da pagina 1 a pagina 298.
Conosciamo Viviana, poco più che ventenne, cantante d'opera italiana, giunta a Londra per farsi conoscere: sono tempi duri e il fatto di essere un'artista, per di più "italiana", la conducono a iniziare una relazione con il nipote del suo mecenate.
Viviana, di poco più vecchia, vive il tutto con spensieratezza; Quin, al contrario, la ritiene una cosa sua, sempre pronta alle sue esigenze, e che, al massimo della sua generosità, potrà elevare, semmai, a protetta da mantenere in parallelo al matrimonio ufficiale.
Non è un bel rapporto, fin dall'inizio; per quanto immaturo, Quin è prevaricatore e tossico (le compra rubini, ma solo affinché lei li indossi per il suo piacere; ne svilisce la carriera, perché il futuro dovrà essere in funzione di lui; la condanna come una mera sgualdrina quando lei osa abbandonarlo, anche se non ne conosce i motivi).
In tutto questo, non lo sfiora mai, neppure per un istante, che lei sia sua pari, e questo sottofondo di superiorità e condiscendenza me lo ha reso non perdonabile.
Certo, passato un decennio, la Carlyle si affanna a dirci che la vita altrove di Viviana non è stata granché, quasi che Quinn sia comunque il male minore.
Sinceramente, io me sarei tenuta ben lontana.
Invece la nostra ritorna a Londra, vedova, madre e contessa (sebbene, il suo titolo non possa certo competere con la superiorità altezzosa dei lord inglesi) e finisce di nuovo nella rete del predatore.
Che la tratta sostanzialmente come prima, in più indignato per non poter riprendersela con facilità (dovendosi sposare a breve con un'altra). Il fatto che talvolta venga usato per lui il verbo "latrare" rendono bene l'idea di tanta arroganza e di scarsa sincerità nel presunto amore rinato.
Che nervi: questa trilogia richiede un Malox ad ogni volume, per riuscire a digerire la lettura. 😏
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