Pensieri su "La rinascita di Shen Tai" di Guy Gavriel Kay
Shen Tai è il figlio del generale che ha condotto le forze dell’impero di Kitai nell’ultimo scontro contro i Tagur, vent’anni prima. Quarantamila uomini, su entrambi i fronti, hanno perso la vita in quella battaglia, sulle remote rive di un lago nascosto tra le montagne occidentali. Il Generale Shen Gao è ormai deceduto. Per onorare la memoria del padre, Tai decide di trascorrere i due anni di lutto ufficiale ritirandosi in eremitaggio sul sito della battaglia, tra gli spiriti dei defunti, sforzandosi di dare una degna sepoltura ai loro resti sparpagliati. Una mattina di primavera, però, apprende che la sua veglia non è passata inosservata: la Principessa di Giada Bianca dei Tagur gli offre in dono duecentocinquanta cavalli sardiani, come ricompensa per il suo coraggio e il suo impegno nell’onorare la memoria dei defunti. Dona a un uomo uno dei rinomati cavalli sardiani e lo ricompenserai grandemente. Concedigliene quattro
o cinque, e lo eleverai al di sopra dei suoi simili, attirandogli gelosie finanche mortali. Duecentocinquanta cavalli sono un tesoro che va oltre ogni immaginazione, un dono in grado di sopraffare perfino un imperatore.
Titolo:La rinascita di Shen Tai
Autore: Guy Gavriel Kay
Editore: Fanucci
Serie: Under Heaven #1
Pagina 611
Uscita: Marzo 2012
La luna piena cade attraverso il cielo.
Le gru sfrecciano tra le nubi. I lupi ululano. Non trovo pace.
Perché non ho il potere.
Di riparare un mondo rotto.
Ma che meraviglia di libro!
Sapete quando una copertina ti occhieggia da anni sul kindle, quando vedi le recensioni degli altri, quando sai di averlo pronto anche tu, ma poi finisce sempre in fondo alla lista?
Questa è la mia relazione con Under Heaven, che invece si è rivelato uno dei romanzi più intensi e liberatori del 2025.
Liberamente ispirato a un preciso periodo storico del millenario impero cinese (che, pur riconoscibile, troverete reinterpretato e rinominato in nomi, luoghi e genti), queste seicento pagine sono, soprattutto, un viaggio.
Il viaggio di un uomo nell'alleviare i rimorsi e addolcire la memoria degli antenati.
Il viaggio di un uomo preoccupato di offrire pietà ai nemici e giustizia agli amici.
Il viaggio di un giovane che voleva fare il poeta e si è ritrovato a impedire la rovina della propria patria.
Shen Tai, già figlio cadetto di un generale dell'impero, ha trascorso i due anni di lutto per la morte del padre a seppellire i corpi senza nome di migliaia di soldati caduti durante una battaglia già dimenticata, combattuta per uno scopo che la sua generazione non riesce ad onorare. E quando arriva un premio, inaspettato, per la sua impresa solitaria, arriva anche il suo strumento di condanna e, insieme, della sua salvezza.
Imperatori, eredi, dignitari, militari, mandarini e concubine, monaci e guerrieri, poeti e parassiti: un intero universo si rovescia addosso a Shen Tai, mentre ritorna a casa, alla corte e a palazzo, nell'esatto momento che precede la distruzione di ogni cosa.
Lirico e potente, pieno di libertà e di musica, di bellezza e rimpianto.
Si apre e si chiude, dalla vita alla morte, dal passato al presente. E sull'epilogo ho quasi pianto, perché, con le parole del libro, "Un viaggio non finisce quando finisce."
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