Pensieri su "Fascino selvaggio" di Stacy Reid

 
Il duca perduto è stato ritrovato. James Winters, duca di Wulverton, dato per disperso da ragazzo nello Yukon dieci anni prima, è sopravvissuto nella selvaggia natura canadese. Ora è tornato e ha tre settimane per diventare un nobile raffinato agli occhi della regina o condannare l’intera famiglia alla rovina. Ed è Jules Southby, promettente psicologo, a dover fare il miracolo. Jules conosce bene il valore delle apparenze e delle maschere perché da sempre ne indossa una: è una donna, in realtà, ed è solo fingendo di essere un ragazzo che ha potuto studiare. Quando incontra il duca, lei non è pronta alla sua bellezza virile né al fatto che lui possa vedere attraverso il suo segreto più oscuro...


Titolo: Fascino selvaggio
Autrice: Stacy Reid 
Editore: Mondadori
Collana: I Romanzi – Passione 252
Ambientazione: Inghilterra, 1884 
Uscita: ottobre 2025





I fiori di campo nascono nei posti più impensati. 
Sono resilienti, determinati, qualcuno potrebbe persino dire indistruttibili, 
il loro profumo è vario e inspiegabile.



Premetto subito che, a mio avviso, serve una sospensione dell'incredulità molto decisa (perché, altrimenti, vari passaggi della trama sarebbero ardui da digerire a livello logico), ma questo è uno dei romanzi più convincenti della Reid letti sinora.

Certo, non riesco comunque a dare il massimo del giudizio, a fronte di un metro di paragone troppo alto che conservo nel mio cuore (in effetti, "Allevato dai Lupi" di Patricia Gaffney resta insuperabile), però la Reid ci offre qui una sua personale (e originale) rivisitazione del tema del giovane disperso nelle terre selvagge (Yukon, Alaska, in questo caso) e sopravvissuto grazie alla protezione di un branco di lupi.

Il disperso è niente meno che l'erede di un ducato inglese, che si smarrisce non da bambino ma a diciotto anni compiuti, conservando perciò ricordi, istruzione e intelligenza; l'espediente serve a giustificare il suo prodigioso recupero, anche se persistono un forte richiamo della natura (James ama camminare a piedi nudi, passeggiare al buio nel bosco, dormire tra i rami e osservare le stelle) e una forte ritrosia a riabbracciare la civiltà (ovvero gli obblighi della buona società e le responsabilità del ducato).

Ma siamo in pieno periodo vittoriano e la nobiltà non ama stravaganze e condotte "sospette", aspetti in grado di far perdere il titolo, gettare il discredito e la rovina sui parenti, nonché aprire le porte di qualche cella di manicomio. Ragion per cui un luminare della mente viene incaricato di monitorare ed eventualmente curare il nuovo duca di Wulverton.
Ed è a questo punto che arriva la svolta del romanzo: il duca arriva a fidarsi soltanto del figlio del dottore, Jules, che assiste il padre. 
Perché i due sono tra loro più affini e complici che mai, entrambi costretti a vivere un'esistenza che vorrebbero differente e a indossare panni non voluti, soltanto per compiacere gli altri.

L'ho trovato un romanzo interessante e, a suo modo, anche stimolante, sebbene non sia privo di ingenuità: ad esempio, trovo che glissi molto sul periodo di James nei boschi, così come ci chiede di accettare un'incredibile cecità del dottor Southby verso il figlio.
Il rapporto della coppia principale è sofferto il giusto, e si distacca dai soliti cliché di balli e corteggiamenti, però si rasserena piuttosto velocemente. 
4 stelle piene: diciamo che la storia avrebbe meritato decisamente di più se fosse stata più corposa.

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