Pensieri su “La forza dell’amore” di Virginia Henley



Cresciuta nel triste orfanotrofio di Edimburgo tra mille vessazioni, Tabby Lamont deve ora fronteggiare la peggiore di tutte: sposare il vecchio usuraio malato di sifilide a cui è stata venduta. 
A salvarla da quest’unione sciagurata è lord Cockburn, da tutti conosciuto come la Canaglia, il quale rapisce la bella Tabby nel cuore della notte per chiedere un cospicuo riscatto. Tuttavia la giovane non gli dimostra alcuna riconoscenza, anzi, spaventata e furiosa, giura che non si sottometterà mai al volere del suo affascinante rapitore. 
Ma sta sottovalutando il tenebroso lord, uomo determinato e maestro di seduzione. 
Tabby dovrà far ricorso a tutta la sua forza di volontà per resistergli, ma soprattutto per tenerlo lontano dal suo cuore

“La forza dell’amore” 
Titolo originario: Wild Hearts
Autrice: Virginia Henley
Editore: Mondadori
Collana: I Romanzi– Introvabili 96
Ambientazione: Scozia, 1603
Uscita: Dicembre 2022



Questo è uno romanzi più famosi della Henley, lo avevo spesso sentito menzionare, per cui sono stata contenta di recuperarlo con gli Introvabili.

Si tratta di un romanzone corposo, quasi quattrocento pagine, e corale, perché, pur costruito intorno a una coppia principale, si preoccupa di raccontare le vicende di un intero clan scozzese, dal laird ai parenti. 
Paris Cockburn, venticinquenne nerboruto e arrogante, guida i suoi uomini in attività più o meno losche, compresi rapimenti a scopo di riscatto e brigantaggio, pur di salvare le finanze di famiglia, e deve al contempo pensare a proteggere e sistemare i fratelli minori, che sono tanti: le sorelle Shannon, Damascus e Alexandria e i fratelli Troy e Alexander (sì, i genitori avevano una grande passione per i nomi di città).

Ci sono scontri contro gli odiati Gordon, ci sono mogli pazze nascoste nella torre, tradimenti, ricatti e viaggi nella Londra seicentesca, chiassosa, spendacciona e molto pericolosa di re Giacomo Stuart.
Soprattutto, ci sono rapimenti, corteggiamenti e un bel po' di matrimoni, proposti, rifiutati o riparatori.
Questa è senza dubbio la componente che salva il libro: succedono talmente tante cose e ci sono così tante storie, che trovano poi uno sviluppo in nozze e figli, da arrivare in fondo senza noia, benché un po' frastornati. 
Più che Paris e Tabby (cresciuta in un orfanatrofio a Londra, ma sempre mantenuta in segreto dal vecchio laird Angus), mi sono piaciuti i filoni di Shannon e dei gemelli, e in genere il clima affiato e simpatico del castello di Cockburnspath.

Mi è piaciuta meno la componente (tipica dei romanzi anni '80) romanticizzata della violenza nei confronti delle protagoniste femminili. 
Se è credibile, per il periodo storico, che i rapporti non consensuali fossero abbastanza frequenti, la Henley si preoccupa di continuo di esaltare quanto Paris e gli altri nobili fossero impetuosi e audaci in positivo; alla fine, tuttavia, ne risulta una sconcertante serie di prepotenze, dove le ragazze, di fatto, cedono per una posizione di completa vulnerabilità (il primo assalto sessuale alla povera Tabby, con tanto di urla e lacrime, e l'eroe di turno che la rimprovera per essere troppo rigida, resta per me inaccettabile in un romance).

Si legge veloce, come detto; passabile, non indimenticabile.

Amarilli

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