Recensione in #anteprima: "ALAIN" (Montrose #2) di Mary McLane
Alain aveva quasi dimenticato le ragioni che lo avevano portato a finire prigioniero volontario nelle Marches. C’era Gabriel, certo, ma c’era anche la strana magia del vecchio castello che sussurrava segreti alle sue orecchie, della campagna immobile e silenziosa quanto Londra era stata vivace, traboccante, peccaminosa.
Inghilterra, 1874.
Nove anni sono passati da quando Alain Lennox ha messo gli occhi sul giovane, instabile, bellissimo Gabriel, e da allora la sua vita si è come fermata.
Anche quando i suoi doveri lo richiamano a Londra e il legame che li ha uniti pare sul punto di spezzarsi, Alain non vuole lasciare libero il ragazzo.
È un amore destinato a sopravvivere ad ogni altro legame, ad ogni convenzione sociale... ma che forse non riuscirà a sopravvivere a sé stesso.
Titolo: Alain (Montrose Vol. 2)
Autore:
Mary McLane
Editore: Self Publishing
Pagine: 361
Data di uscita: 26 giugno 2019
Link: https://amzn.to/31Hk2EA
Titolo: Alain (Montrose Vol. 2)
Autore:
Mary McLane
Editore: Self Publishing
Pagine: 361
Data di uscita: 26 giugno 2019
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* Prima di tutto, ringrazio l'autrice per avermi regalato questa ghiotta anticipazione.
Da quando avevo letto GABRIEL, romanzo che mi ha folgorata (trovate ogni mio compiuto pensiero qui: http://www.sognipensieriparole.com/2019/05/pensieri-su-gabriel-montrose-vol-1-di.html), ero assolutamente curiosa di leggere il seguito, chiudendo il cerchio.
Perciò eccoci. E grazie per quest'opportunità, Mary.
«A volte per vivere nel presente è necessario lasciar cadere qualche vecchia spoglia. Noi non siamo ciò che possediamo.»«Io sì.» pensò Alain «Io sono la palude, i gargoyle sul bastione, il diavolo della cripta, e ogni rudere che questo castello nasconde. Il mio ego è tanto radicato nelle sue mura che non potrei scinderlo senza sanguinare. Io sono la muffa della biblioteca, la polvere dell’ossario, il fil di ferro arrugginito che tiene su la pergola. Sono un vampiro parassita. Io sono ciò che possiedo e cesserò di esistere nello stesso istante delle cose che possiedo.»
Ammetto subito che non è stata una duologia facile da affrontare per me.
A livello di lettura, non è stata affatto rasserenante, ma l'ho dovuta leggere per gradi, assaporandola piano, perchè a volte certe scelte dei protagonisti e certe loro sfaccettature interiori erano difficili da comprendere (non accettare, quello non è richiesto in un romanzo: i personaggi possono essere fragili e con una morale distorta, ma l'importante per me non è doverla condividere, è capire se c'è una coerenza e un senso in una condotta. Questo me li rende vivi, me li fa uscire dalla carta e percepire come qualcosa di reale. Questa è la bellezza della letteratura).
E non nascondo che molte pagine, in questo volume, si sono rivelate talora addirittura respingenti, con l'occhio che leggeva e la voglia di rifiutare di andare avanti, di entrare dentro e modificare il corso degli eventi.
«Ti mostrerò come posso amarti.» disse, fuori di sé «Non immagini nemmeno dove posso arrivare, se voglio. Tu mi hai messo dentro questa sete, e tu la estinguerai.»
Ma che ci fosse un destino da compiersi, lo sapevamo sin dal prologo iniziale, e che la botta finale fosse ineluttabile lo abbiamo presagito per l'intera trama.
Perchè questa è la storia di una passione/ossessione, di due rampolli di due casati ricchi e secolari, ma anche vicini all'estinzione, due spiriti affini che oltre al ceto sociale, a una dote di grazia e bellezza non comune, e a un isolamento simbolico, distaccati dal resto dei mortali, sono accomunati anche da una corsa disperata verso la rovina.
I due si amano, ma questo è un amore logorante e corrotto, fatto di gesti affettuosi e abietti, osteggiato dall'epoca, ma anche dagli stessi protagonisti, che arrivano tardi (forse) a capire che era davvero amore e non la follia capricciosa di una vita priva di direzione.
E il loro destino è già scritto, inesorabile. Alain non ci crede, Gabriel sì (e a questo punto anche l'autrice). Noi ci dobbiamo rassegnare.
Nel frattempo, però, c'è ancora la possibilità di conoscere il resto della storia, non la semplice infatuazione dolorosa, ma gli anni che passano, le esistenze che si snodano nella sonnacchiosa e aspra Charleville, il tentativo di entrambi di trovare un senso, di concretizzare un titolo, degli eredi, un'impresa economica, di crescere (anche attraverso l'esperienza del matrimonio e dei figli) e poi di cercare di tagliare - sempre, ripetutamente - un filo (una catenina!, magari) che non si rompe e non si cancella.
Come dice Alain, "nella vita si deve appartenere a qualcuno". Alain l'edonista, Alain il meschino, Alain il prevaricatore arriva a scoprire che è troppo deludente vivere nella propria immagine, indifferenti (falsamente) a tutto e tristi (realmente) quanto la distanza è troppa e non viene colmata.
Alain si redime? Penso che ogni lettore si darà la sua risposta.
E Gabriel, avrà il suo riscatto? Gabriel lo amavo già dal primo volume, qui ho solo dovuto continuare.
Chiuse gli occhi ed assaporò il profumo dolce della sua chioma, una nube velenosa che gli riempì la gola. Gabriel piantò le unghie nel muro e sull’intonaco, che si sfaldò scricchiolando, rimasero impresse delle strisce rosse. «Smettila. Ti farai del male.» mormorò Alain.
Come ho detto, occorre fermarsi ogni tanto e prendere qualche boccata d'aria prima di proseguire.
Le emozioni si accavallano, lo stile è così lirico e immaginifico che anche lo scorcio di una via o di un bosco, la statua in un giardino, merita un suo momento di ammirazione.
In conclusione, tre certezze:
1) se ci sono voluti diciotto anni di attesa, l'attesa non è stava vana;
2) se ci sono tante altre storie sui due, io spero di leggerle presto;
3) se l'autrice è stata un po' accusata di sadismo, benediciamo il suo coraggio per essere andata sino in fondo, proseguendo con la volontà di non cercare la felicità ad ogni costo.
E solo una nota sul finale (** MI SONO COMMOSSA): se questa è stata una storia in gran parte "maschile", ho apprezzato il ruolo estremo ma meraviglioso che hanno le donne dei due romanzi: Cahtleen, Albertine, Roxanne e persino Augusta.
Le donne che rimangono indietro, a cui resta solo il dolore, e che pure costituiscono la memoria di questa storia, quelle che alla fine tramandano un ricordo e più di una vita.
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