Pensieri su "LA STRADA SBAGLIATA VERSO CASA" di K.A. Merikan

— UNA STRADA SBAGLIATA. L’UOMO GIUSTO. —

Colin. Ama seguire le regole. Futuro dottore. Testimone di un omicidio. Prigioniero.
Taron. Survivalista. Muto. Assassino. Rapitore.

Come ogni fine settimana, Colin sta tornando a casa dopo l’università, ma è tormentato dal pensiero di non trovare mai la forza di correre un rischio solamente per seguire il percorso che ha scelto.Seguendo l’istinto, decide di prendere un’altra strada. Solamente per una volta. Quello che non sa, è che sarà l’ultima occasione in cui avrà la possibilità di scegliere.
Alla fine, fa una deviazione e si ritrova in trappola, rapito da un uomo silenzioso e imponente, con un’ascia sporca di sangue. Tuttavia, quello che sembra il suo peggior incubo potrebbe rivelarsi una via sconosciuta per raggiungere la libertà.

Taron vive solo da anni. La sua terra, le sue regole.
Ha rinunciato ad avere compagnia da tempo.
Dopotutto, essere legati a qualcuno è un peso. 

Pensa da solo ai suoi problemi, ma la notte in cui deve sbarazzarsi di un nemico, qualcuno assiste al crimine che ha commesso.

L’ultima cosa di cui Taron ha bisogno è un prigioniero che lo infastidisca. Colin non merita di morire per aver messo piede sulla sua terra, ma nemmeno tenerlo con lui è una buona idea. Solamente quando scopre che il ragazzo di città è omosessuale, si trova di fronte a un’altra possibilità. Non è quella giusta, ma lo tenta ogni volta che gli occhi stupendi di Colin lo osservano dalla gabbia.


TITOLO: La strada sbagliata verso casa
TITOLO ORIGINALE: Wrong way home: Criminal delights – Taken
AUTRICI: K.A. Merikan
TRADUZIONE: Alice Arcoleo
GENERE: Dark Romance
SERIE: Stand Alone
FORMATO: E-book
PREZZO: €4,99 (e-book) disponibile in KU
PAGINE: 223
DATA DI USCITA: 15 aprile 2019



Il mondo attorno cominciò a girare a causa di quel piacere così primordiale.
Forse Taron era il predatore, ma Colin ne uscì vincitore.


Sono stata subito intrigata dalla trama di questo romanzo: un giovane aspirante dottore, un killer sanguinario, un omicidio, poi ad amalgamare il tutto l'inconfondibile tocco dark delle Merikan.
Come dire di no?
In effetti, pure stavolta tutto ciò che poteva essere prevedibile e scontato è stato rivisto e trasformato dal magico duo in un romanzone con tensione crescente, scene "sporche" il giusto, e la solita propensione per il non politically correct.

Così Colin, già prioniero di suo in una vita artefatta che non si è scelto, finisce per divenire il prigioniero di uno psicopatico in un rifugio isolato e sperduto, in una seconda e nuova esistenza eterodiretta (= dove sono sempre gli altri a decidere).
Il killer però ha un fascino sinistro e, pur essendo distorto e trattandolo malissimo, esercita su di lui un'influenza potente (e altrettanto pericolosa).

Ho apprezzato molto il personaggio di Taron, ben delineato nella sua patologia/ossessione di aspettare la fine del mondo tecnologico, chiuso dentro a un bunker e lontano da ogni legame e contatto sociale. Le cronache ci riportano abbastanza spesso le storie di questi eremiti, a volte vere e proprie comunità, con tendenza ad accumulare arsenali sotterranei. Insomma, se sulla carta l'omone aveva davvero poco per risultarmi simpatico, alla fine è riuscito pure lui a mostrarmi uno spessore umano, un lato che era difficile vedere in superficie.
La storia si legge al galoppo, senza riuscire a schiodarsi. E le Merikan riescono a fare le cose più Krudeli al loro Papi...

Viceversa ho trovato un filo deludente Colin, che mi è parso davvero un ragazzo senza spina dorsale, uno che accetta tutto quello che impongono gli altri, lo detesta, ma sostanzialmente non sceglie, non si libera, aspettando sempre che il destino (o Taron) scelgano per lui.
Una foglia in balia degli altri e degli eventi, che ti fa dire: quindi, se non avessi assistito all'omicidio, dove saresti? Mah.

Pur essendomi goduta la lettura (e le scene dark/hot sparse qua e là), non assegno voto pieno proprio per la figura di Colin e per la parte finale, che proprio non mi ha convinto.

**** ALLERTA SPOILER ****
Non proseguite, se avete intenzione di leggerlo.

Dunque, un finale frettoloso rispetto al resto.
Per tutto il libro la famiglia e la vecchia vita di Colin hanno rappresentato un'incognita. Ci viene detto che sono freddi, indifferenti... okkei... ancora non vedo questo enorme problema esistenziale... ti stanno pagando la scuola di medicina, che negli States costa migliaia di dollari e in pochi si possono permettere... ti chiedono solo di andarli a trovare di tanto in tanto, ma al momento ti stanno comunque mantenendo e non risulta che vi siano stati scontri.
Qualcosa non mi tornava ed ero ansiosa di arrivare in fondo per vedere finalmente la resa dei conti in casa e scoprire i segreti dei genitori. Invece no: dopo settimane (e pagine) in cui Colin ci ha annoiato con "voglio scappare, voglio tornare a casa, chissà se mi hanno cercato...", lui vede sua madre con indosso i jeans preferiti (capite la vastità della PERFIDIA materna?? Questa donna odiosa s'è messa i jeans e s'è pure presa un cucciolo - chiaramente un atto ostile contro il figlio disperso) e lui decide in automatico che loro non lo meritano ed è preferibile vivere da disadattato nella foresta.
Ehm... ecco. Direi che i due si sono trovati.


Lo abbracciò con le sue braccia forti, come un serpente pronto a strangolarlo, 
ma furono le parole che pronunciò a essere velenose.
Silenziose, appena sussurrate, ma più pesanti della porta di quel cazzo di bunker.
«Ti amo» sussurrò Taron, così vicino al suo orecchio che gli sfiorò la pelle con le labbra.
Il cuore di Colin implose così rapidamente che il dolore che provò lo spinse ad alzarsi, a controllare il respiro e ad assicurarsi che fosse ancora vivo. Stava impazzendo e, senza nemmeno pensarci, lo allontanò. «Chiudi il becco.»

Amarilli

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