Pensieri su "L'ORSO E L'USIGNOLO" (Winternight Trilogy #1) di Katherine Arden

In uno sperduto villaggio ai confini della tundra russa, l’inverno dura la maggior parte dell’anno e i cumuli di neve crescono più alti delle case. 


Ma a Vasilisa e ai suoi fratelli Kolja e Alëša tutto questo piace, perché adorano stare riuniti accanto al fuoco ascoltando le fiabe della balia Dunja. Vasja ama soprattutto la storia del re dell’inverno, il demone dagli occhi blu che tutti temono ma che a lei non fa alcuna paura. 
Vasilisa, infatti, non è una bambina come le altre, può “vedere” e comunicare con gli spiriti della casa e della natura. Il suo, però, è un dono pericoloso che si guarda bene dal rivelare, finché la sua matrigna e un prete da poco giunto nel villaggio, proibendo i culti tradizionali, compromettono gli equilibri dell’intera comunità: le colture non danno più frutti, il freddo si fa insopportabile, le persone vengono attaccate da strane creature e la vita di tutti è in pericolo. 

Vasilisa è l’unica che può salvare il villaggio dal Male, ma per farlo deve entrare nel mondo degli antichi racconti, inoltrarsi nel bosco e affrontare la più grande minaccia di sempre: l’Orso, lo spaventoso dio che si nutre della paura degli uomini.

Nell’incantevole scenario della tundra russa, il primo capitolo di una nuova trilogia fantasy. Un’appassionante storia dal sapore antico sull’eterna lotta tra il Bene e il Male.

Autore: Katherine Arden
Titolo: The Bear and the Nightingale
Editore: Fanucci
Genere: Fantasy
Pagine: 272
Uscita: 13 marzo 2019
Premi vinti: Locus Award Nominee for Best First Novel (2018), Goodreads Choice Award Nominee for Fantasy & for Debut Goodreads Author (2017), HWA Debut Crown Nominee for Longlist (2017)
(Grazie a Fanucci per questa lettura)





"Ma tu li uccidi!" esclamò Vasja.
"Ogni cosa deve morire."
"Non lascerò che tu uccida la mia gente."
"Allora scomparirò" rispose la Rusalka, senza tradire un'emozione.
Vasja si fermò a riflettere per un istante. "So che sei qui. Riesco a vederti. Non sto morendo, e non ho paura, ma riesco a vederti. Posso essere tua amica. Ti basta?"


Quando i lettori si lamentano che il fantasy si è ormai consolidato in pochi filoni narrativi, senza mai aggiornarsi, dovrebbero cominciare semplicemente a leggere anche testi diversi, magari basati su mitologie e folklore di altre civilità che non siano sempre e solo legate al trio elfi/nani/troll (e da lì non ci si schioda).
Questo romanzo, ad esempio, per me è stata una piacevole scoperta. O meglio, ammetto che ho voluto iniziarlo, convinta da tutti i pareri positivi che mi erano arrivati nel frattempo: quindi io stessa sono stata una lettrice convinta da precedenti recensioni.

Ma la storia, anzi, il primo libro di questa trilogia merita parecchio.

Innanzitutto per l'ambientazione. 
Vi troverete da subito sospesi in un mondo fiabesco-gotico-horror, balzato fuori direttamente dalle leggende russe, con un villaggio al limite delle grandi foreste, dove gli uomini hanno sempre coabitato con gli spiriti del bosco e le altre creature soprannaturali (alcune protettive, altre semplicemente dispettose, altre malvage) legati ad animali, acqua e vegetazione.
Il periodo storico è quello della Russia medievale, meglio ancora la Rus', quando gli zar non avevano stabilizzato il loro potere e dipendevano dai capricci del Khan delle steppe.

In questo villaggio isolato, ricco di una magia buona/cattiva ancestrale, Petr il latifondista è costretto a far convivere il desiderio di vedere i propri figli cresciuti e felici, con le esigenze della propria gente,  ma soprattutto con le imposizioni del potere civile di Mosca e le intromissioni religiose del clero.
Se lo scopo è trovare una sorta di nuovo equilibrio, l'arrivo di una moglie devota e di un prete ortodosso particolarmente rigoroso finiranno invece per destabilizzare il villaggio, rompendo quelli che erano antichi patti uomo/natura non scritti, ma millenari.

L'unica che può - forse - salvare tutti e fermare l'Orso, l'ombra che incombe, sembra essere Vasilisa, la sua figlia più piccola e strana, da sempre in odore di "strega". Ma lei è appunto una femmina, una ragazza che si muove da sola, che pensa, che resiste, che non si accontenta né di diventare moglie né monaca in convento.
Una ragazza in grado di vedere cose, esseri, mondi alternativi e di attirare a sé persino il re dell'inverno....

Ecco un romanzo che fonde tradizione e modernità, folklore ed emancipazione, brutture e repressione insieme alla poesia più pura, fede assoluta insieme a bigottismo e oscurantismo.
Il tutto con una prosa fluida, attenta ai paesaggi, ai colori del bosco e della tundra, capace di farti sentire il gelo ma anche la sofficità della neve.

Normalmente un finale così non lo avrei tollerato, invece mi è piaciuto. 
Mi ha lasciata con una sensazione struggente, MOLTO e MOLTO curiosa di leggere il secondo volume.
Speriamo presto!!!


Rise di nuovo. "Avete ragione" confermò. "Sono sciocca. Sono nata per stare in una gabbia, dopotutto. Convento o casa, cos'altro c'è?"
"Sei una donna" continuò Konstantin. La stava ancora tenendo per un braccio; lei fece un passo indietro e lui lasciò la presa. "Col tempo lo accetterai" disse. "Sarai felice."Riusciva a malapena a vedergli il volto, eppure c'era un'intonazione nella sua voce che lei non riusciva a comprendere, Sembrava quasi che lui stesse cercando di convincere se stesso.


Amarilli

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