Pensieri su "Long live evil. Lunga vita al male" di Sarah Rees Brennan


Una storia per chi preferisce mettersi nei panni dei cattivi. Letteralmente. Rae ha visto la sua vita andare in pezzi, ma le rimane ancora qualcosa: i suoi libri. Ormai giunta alla fine, coglie al volo la possibilità di una seconda chance, un patto magico che la farà rivivere dentro la sua serie fantasy preferita. Quando si risveglia, si ritrova in un castello sospeso su un abisso infernale, in un regno sull'orlo della guerra, abitato da mostri pericolosi, cortigiani intriganti e dal suo personaggio preferito: l'Imperatore del Passato e dell'Eterno Futuro. Una realtà incredibilmente affascinante, come solo la finzione può essere. E in questo mondo, Rae scopre di non essere l'eroina, ma la cattiva. Meglio così, in fondo: i cattivi vestono sempre meglio e hanno battute più brillanti. Anche se, di solito, fanno una brutta fine. Rae riunisce sotto il proprio comando tutti i cattivi della storia, con l'intento di cambiare il loro destino. Man mano che il conto dei cadaveri aumenta e la furia dell'Imperatore cresce, però, sembra proprio che Rae e i suoi amici non arriveranno a vedere l'ultima pagina.


Titolo: Long live evil. Lunga vita al male.
Autrice: Sarah Rees Brennan
Editore: Mondadori
Pagine 540
Uscita: 10 giugno 2025



Nella vita reale, le persone ti lasciano andare. È per questo che piacciono tanto le storie d’amore che parlano di amori che sembrano più veri di quelli reali.


Se a volte l'incipit giusto può convincere il lettore, qui accade l'esatto contrario: la partenza è triste, il procedere è lento, ma si resta di continuo spiazzati, con un sottofondo agro-dolce che finisce per raccontare  sentimenti molto più seri di quanto la trama scanzonata e fracassona (con non-morti, ghoul, tradimenti, fanciulle in lizza per divenire regine) vorrebbe farci credere.

Rae giace in fase terminale in un letto d'ospedale, rassegnata e stanca, con un corpo sfinito che neppure riesce più ad ascoltare la voce della sorella (bellissima, buona, perfetta) che le legge i volumi della loro serie favorita (Il tempo del ferro, di cui troverete citazioni sparse tra le pagine).
Finché un'offerta di sopravvivenza le consente di giungere dentro al mondo di fantasia, trasferita nel corpo sensuale della comprimaria malvagia di turno; eh sì, niente ruoli da eroina, ma un arrivo senza superpoteri, ed esattamente il giorno prima dell'orribile condanna a morte della malvagia.

Per fortuna, Rae si salva perché conosce la trama e decide di sfruttare questa fortuita conoscenza a proprio vantaggio, alleandosi con personaggi che non hanno niente da perdere e badando a schivare le minacce note contenute in ogni capitolo.
Ma non tutto va come dovrebbe, la trama non segue alla lettera i suoi ricordi, i personaggi in carne sono assai differenti da quelli immaginati. E il finale potrebbe essere diverso, oltremodo diverso.

Una storia perfetta ha un inizio entusiasmante, 
una parte centrale angosciosa 
e un lieto fine.


Ne viene fuori un romanzo caotico, spiazzante, volutamente trash, divertente in certi momenti (se vi piace il sarcasmo dei cattivi e lo humour nero...) e tormentato in altri, con lampi di profondità disarmante.

Rae ha molto dell'autrice, che ideò la saga quando era lei stessa nel pieno della malattia: ha la resilienza della sopravvissuta, la rassegnazione di chi non vuol essere la protagonista di una fiaba di principesse a tutti i costi. E poi le sue battute graffianti ti restano nel cuore.

Una lettura diversa, non facilissima da interpretare, ma preziosa per gli insegnamenti celati dietro la leggerezza.

La speranza è pericolosa. 
Quando si corre incontro a un abbraccio, 
bisogna fare attenzione ai pugnali nella schiena. 
Il Tempo del Ferro, ANONIMO

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