Pensieri su "BOOKISHLY EVER AFTER. INNAMORARSI TRA LE RIGHE" di Mia Page


 
Lexi Austen gestisce una libreria indipendente a Capitol Hill, un angolo incantato di scaffali colorati, tè bollente e romanzi che sembrano parlare direttamente al cuore. Ma tra bollette da pagare, appuntamenti disastrosi e rivali in agguato, la sua vita è tutt'altro che un romanzo rosa. E da quando in quartiere è arrivato Sam Dickens, affascinante, arrogante e proprietario della libreria di fronte, le cose sono decisamente peggiorate. Il suo negozio moderno e patinato le sta portando via clienti e visibilità, ed è ora di reagire. Ma non con volantini o campagne pubblicitarie. Lexi sa bene cosa succede quando due nemici si sfidano sullo stesso campo, lo hanno insegnato secoli di letteratura. Così decide di giocare d'astuzia e usare il piano più classico di tutti: sedurre Sam. Del resto, non è forse vero che molti grandi amori iniziano con l'odio? Così, tra passeggiate nel parco, lezioni di danza e battibecchi ad alta tensione, Lexi tenta di irretire Sam per distrarlo dalla «guerra tra librerie». Ma più il piano procede, più le regole si confondono e Lexi dovrà chiedersi: e se l'amore fosse proprio dietro lo scaffale più improbabile?


Titolo: Bookishly Ever After. Innamorarsi tra le righe
Autrice: Mia Page
Editore: Sperling & Kupfer
Pag. 354
Uscita: 8 luglio 2025




Ah, Orgoglio e pregiudizio. 
Il libro che ha insegnato a tutti noi una verità universalmente riconosciuta: 
se all’inizio odi qualcuno, probabilmente finirai per sposarlo. 
Ma bisogna ammettere che accadeva prima delle app per incontri.


Ecco un'altra lettura che prometteva molto, soprattutto in tema di letture, librerie e quei microuniversi fatti di pile di volumi, scaffali caotici e copertine attraenti, in cui sogniamo sempre di perderci.
Purtroppo, anche stavolta chi si è occupato di scrivere la trama, l'ha resa più accattivante di quanto non sia la storia effettiva di oltre trecento pagine.

In realtà, non è proprio brutto come romanzo, ma ha due difetti notevoli: uno, è lentissimo, tanto che più che, anziché scaldare il cuore con un ritmo confortevole (o cozy...), risulta provocare gli effetti di una dose massiccia di melatonina direttamente assorbita nell'organismo dalle pagine, con pure eccessi di melassa spruzzata a caso; due, la protagonista è una lagna inglese senza speranza, che riesce persino a gestire come un peso (oppure a non trarne vantaggio) il fatto di avere lo stesso cognome di zia Jane (Austen).

Se considerate che lui si chiama Dickens di cognome ed è dieci volte più simpatico… avrete un po' l'idea della mia insoddisfazione finale (sì, due librerie indipendenti in lotta tra loro per accaparrarsi l’ultimo cliente, con al centro la coppia Austen/Dickens: e questo è un indizio del livello medio di humour british del volume, peraltro ambientato a Washington 😬😓). 

La protagonista femminile che ha sempre bisogno di una spalla su cui piangere, che crede di essere adorabile perché è goffa e stravagante, e che risolve tutto soltanto perché l'eroe risolve tutto al posto suo, a mio avviso ha fatto il suo tempo.
Per fortuna, questo romanzo è autoconclusivo.

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