Pensieri su “La stagione del sole” di Catherine Coulter

Britannia, 875. Dopo la morte della prima moglie, Magnus Haraldsson, secondogenito del conte Harald e padre del piccolo Egill, ha deciso di rinunciare per sempre alla compagnia di una donna. Proprietario di una fattoria in Norvegia e mercante sulla sua nave Sea Wind, Magnus pensa di non poter più provare alcun desiderio. 
Finché nella sua vita non compare Zarabeth, la ragazza dai capelli rossi come il fuoco e dagli occhi color del muschio. 
Per lui, vichingo biondo e possente, il fascino della giovane è un richiamo davvero irresistibile. Dovrà essere lei a prendersi cura della sua casa, lei il centro della sua passione. 
E Magnus è disposto a pagare qualunque prezzo pur di averla…

LA STAGIONE DEL SOLE (Season of the Sun) è il primo romanzo della serie Viking.
La serie proseguirà con “Lord of Hawkfell Island”, di prossima pubblicazione.

Titolo: La stagione del sole
Autore: Catherine Coulter
Editore: Mondadori
Collana: I Romanzi – Introvabili n. 49
Uscita: Febbraio 2019



Lei si chiamava Zarabeth. Era la figliastra di Olav il vanitoso, un ricco mercante di pellicce di Jorvik, o York, come la chiamavano i residenti anglosassoni. Non era la donna più bella che lui avesse mai visto. La sua schiva, Cyra, era più seducente, più generosamente femminile nelle forme. A differenza della maggior parte degli uomini e delle donne della sua terra d’origine, ma in realtà anche di molti degli abitanti del Danelaw, quella ragazza non aveva capelli così biondi da apparire quasi bianchi nel sole di mezzogiorno.
No, i suoi capelli erano di un rosso fiammeggiante, un rosso intenso che diventava cupo come il sangue quando nessuna luce li rischiarava.


Credo che questo sia il terzo o quarto romanzo che leggo della Coulter e l'impressione che ne ho sempre è che sia un'autrice di storici stile anni '90 (quindi tomi piuttosto corposi, caratterizzati da buon e dettagliato approfondimento dell'epoca). Anche questo libro lo conferma.

E devo dire che, pur non essendo amante dei romanzi roboanti (e soprattutto di quelli dedicati ai Vichinghi: ho pure lasciato la serie Vikings dopo tre puntate per sopravvenuta noia...), ho amato questo libro.

Credo che il suo più grande pregio sia la coerenza.
Quante volte mi sono venuti i nervi per personaggi calati a forza in epoche non loro, con atteggiamenti e dialoghi contraddittori. Potrei fare una lista molto lunga, in effetti, proprio di romanzi dove il vichingo di turno, cinque minuti dopo essere sceso con ascia e spada a depredare un villaggio, diventa il solito predone gentiluomo, premuroso e raffinato.
Ebbene, qui no. 
E che caspita: Magnus è davvero un uomo del suo tempo (875 d.C.). 
Ovvero un maschio abituato a imporsi con la forza e la violenza, che gestisce i destini delle donne di famiglia, che considera praticamente le donne come schiave, serve, concubine o madri dei suoi figli futuri.
Questo è, e quando vede Zarabeth, pensa soltanto a come "comprarsela" (pardon, pagare la dote e riscattarla) dal maschio che ne ha la gestione in quel momento, perchè vede in lei un corpo che lo eccita e che vuole piazzare nel proprio focolare domestico.
Le cose non vanno per il verso giusto, ma Magnus non cambia pelle, non si tramuta in un cucciolone. Semmai si incattivisce e punisce Zarabeth, anche se lei non è ha colpa ed una ragazza senza protezione e senza diritti.
Forse questo lo rende meno romantico delle classiche storie a cui siamo abituati, forse qui prevalgono le frustate e la violenza, e tanti soprusi (ma non solo da Magnus, bensì da tutta la società del tempo). E forse lo rende un romanzo piuttosto duro e crudele, però anche credibile.
Io l'ho trovato soprattutto ben scritto, ben articolato, con ricchezza di particolari e di ricostruzioni (che ti fanno dire, ehi, siamo proprio in quell'epoca).
Riusciti anche i personaggi di contorno: Indunn, Cyra, Igill, Lotti.

In conclusione: magari non il classico romanzo rosa, ma un signor romanzo.

Amarilli


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