Pensieri su "La rivincita di Alice" di Joanna Shupe
Da grande fan di The Gilded Age non posso non apprezzare le atmosfere scelte dalla Shupe per questa serie.
Ci ritroviamo nello stesso
contesto dei precedenti volumi, con un gruppo nutrito di ereditiere
(accompagnate da madri avide e chaperon) radunate in un villone di Newport (oh,
sì, la località balneare amata dai ricconi di New York) per trovare pretendenti
e contendersi addirittura un duca inglese.
Tuttavia, anche stavolta al nobile non riesce l’impresa di sposare un’ereditiera per salvare la tenuta nel vecchio continente: Alice, la protagonista, dopo aver chiesto al chiacchierato Kit di darle lezioni di seduzione, finisce per innamorarsi proprio del suo “tutor”.
Entrambi sono una coppia che ben rappresenta la nuova
borghesia rampante: lui progetta di aprire un circolo esclusivo con una cucina
di alto livello, lei dovrebbe fare la ricca figlia dei Lusk, ma ha segrete
ambizioni da chef. E, insieme, i due sono in grado di realizzare un sogno
comune.
Promosso, come tutti i romanzi della Shupe, un’autrice che unisce sempre leggerezza ed élite dorate.
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