Pensieri e riflessioni su "D'amorire" di Jessica Ravera

Titolo: D'amorire
Autore: Jessica Ravera
Editore: Happy Hour Edizioni
ISBN: 8896941040
ISBN-13: 9788896941041
Pagine: 176
Sinossi:
Gemma, un'appassionata professoressa di inglese e Italo, un informatico disilluso, si incontrano a Dublino dove nasce un'intensa storia d'amore. Tornati a Milano, dopo pochi anni felici una notte il loro mondo perfetto s'infrange: lei muore in un incidente e lui si ritrova, solo e con una figlia, a dover reinventare la propria vita. Ma il destino gli rimescola continuamente le carte. Il seme del dubbio su una doppia vita della moglie lo porterà a indagare nel mondo irrequieto ed effimero degli adolescenti… Incontrando così Nathalie, dolcissima tentazione.

Il mio pensiero:
D'amorire, ultimo romanzo di Jessica Ravera, autrice apprezzata anche per i suoi libri per ragazzi e per bambini.


Romanzo dal titolo sgrammaticato, pubblicato lo scorso 2011, che stupisce.
D'amorire: proprio come quelle parole che vengono inviate involontariamente mediante i messaggi del cellulare usando il linguaggio t9.
Già la scelta del titolo è geniale.


«Finché morte non vi separi» si recita...


Il libro si apre in un modo un pò crudo e forte. Leggiamo subito nelle prime pagine, del protagonista, Italo, uomo sulla trentina, negli attimi successivi al funerale della moglie Gemma. Un triste periodo nel quale, almeno una volta nella vita, a tutti sarà capitato di incappare per la perdita di una persona cara. Non è difficile capire pertanto le emozioni ed i sentimenti che scuotono e attraversano Italo: dolore, rabbia, amarezza, sconforto, tristezza... che l'autrice rende in modo particolarmente intenso, tanto che ammetto, sulle prime, mi ero un poco scoraggiata e bloccata nella lettura proprio per via della tristezza che emergeva e delle sensazioni crude che mi faceva provare.
Un pò per curiosità, un pò perchè non mi piace lasciare i libri a metà, ho proseguito. 
È stata una rivelazione ed ora sono davvero felice di aver arricchito le mie letture con questo romanzo, tanto che non sto perdendo occasione per consigliarlo a chiunque conosca.
Un incidente stradale e Gemma, madre della piccola Sara di due anni, perde la vita sulla strada di rientro a casa, dopo un pomeriggio trascorso a dare ripetizioni scolastiche ad un suo alunno.

È Italo, il marito, a narrarci i fatti in un sensazionale intreccio tra presente e passato, facendoci conoscere i dettagli del loro amore: un amore forte, felice ed appagante, almeno così crede, fino al ritrovamento del taccuino personale della moglie. Giaceva lì, nella borsetta che Gemma portava con sè il giorno dell'incidente. Un'agenda incompleta a cui erano state strappate le pagine. Tutte tranne due. Due pagine che mettono in subbuglio la sua vita.

Italo, consulente di un'azienda che produce software per la gestione di database, recatosi per lavoro a Dublino, conosce la giovane Gemma nei pressi della statua di Joyce. Semplice, candida e innocente, con i suoi occhi azzurri ed i capelli neri a caschetto, insegnante di letteratura inglese in gita scolastica con i suoi alunni. Ed è amore. Ed è l'inizio di una storia.

La narrazione è ironica e pungente allo stesso tempo per stemperare il ricordo della morte sempre in agguato. Caratteristica che ho molto apprezzato, perche così facendo, Jessica rende i suoi personaggi veri e reali.

«Io trovo eticamente giusto tutto ciò che mi permettesse di non contraddirla facendola arrabbiare, garantendomi così la trombata serale». Frivolo? Superficiale? Forse, ma reale!

«Amo essere incazzato e paranoico e adoro andare con il maglione bagnato in mezzo agli spifferi» risponde sarcasticamente Italo...


Riviviamo con la mente sconvolta del protagonista, che non ha ancora metabolizzato l'accaduto, le scene del funerale ed il suo dolore, che lo porta a compiere ciò di cui si pentirà solo in seguito. Il dolore che quando è troppo forte ti corrode dentro... quello che non ti fa versare nemmeno una lacrima. Quello la cui consapevolezza arriva dopo.
Quando tutto finisce il dolore straziante dei primi giorni cessa e resta solo il silenzio...
Quando nasciamo sappiamo già a priori che la morte farà parte del nostro percorso, eppure l'essere umano vive lo stesso.

«La morte di qualcuno crea una mancanza e un senso di colpa in chi sopravvive».


Ma tutto prende vita nei ricordi: i dettagli di quella triste giornata, la dichiarazione d'amore a Howth, in un villaggio di pescatori alla periferia di Dublino, l'eccentrico modo di vestirsi della moglie...
E vari sono i personaggi che fanno da cornice a Italo: Cristina, l'amica della moglie, che Sara tanto adora ma che a Italo proprio non va giù... Paola, la "capa", la sua datrice di lavoro, con il suo fisico da urlo, decisa, egoista e ferrea... i colleghi di lavorogli alunni di Gemma, e lei, Nathalie... perchè «a volte non puoi farcela da solo».

Dal ritrovamento di quel taccuino cambia anche l'andamento del racconto: se nella prima metà del romanzo si condivide la tristezza per la morte di Gemma, nella seconda parte si tifa per Italo. Perchè faccia la scelta giusta, perchè si rialzi, perchè continui a vivere.

Una scrittura fresca giovanile e carica. Una lettura piacevole che, una volta rotto il ghiaccio, scorre tutta d'un fiato.
Questa autrice mi ha stupita veramente: è riuscita a scrivere un romanzo dal punto di vista maschile, entrando nella mente di un uomo, nei suoi ragionamenti prettamente maschili, nel suo gergo da maschio...
Ottimo. Che dire di più se non che va letto. Consigliato a tutti. A chi non cerca una lettura troppo impegnativa ma che faccia riflettere. Complimenti Jessica!

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