Pensieri e riflessioni su IL CLUB DEI SUICIDI di Albert Borris

Il club dei suicidi


  • Autore: Albert Borris
  • Editore: Giunti Editore (18 luglio 2011)
  • Collana: Y
  • ISBN-10: 8809751752
  • ISBN-13: 978-8809751750

Trama:
Sul sedile posteriore della macchina il timido protagonista Owen ripensa ai suoi sette tentativi di suicidio fallito. Così inizia "Crash into me", un romanzo on the road, il viaggio strampalato della strana compagnia dei "Suicide Dogs", quattro teenagers legati da un patto di morte. Dopo essersi conosciuti in una chat per aspiranti suicidi, i ragazzi decidono di partire dal New Jersey e attraversare il paese in un pellegrinaggio che toccherà le tombe di alcune celebrità che si sono tolte la vita, dalla poetessa Anne Sexton, prima tappa a Boston, a Kurt Cobain, passando per Judy Garland, Ernest Hemingway e Hunter S. Thompson. Un rituale che dovrebbe preludere al loro stesso suicidio. Scenario drammatico per il traguardo: la Death Valley.


L'autore:












Albert Borris vive nel New Jersey, è un affermato teen counselor e ama il trekking estremo. Ha seguito le tracce del leopardo delle nevi sull'Himalaya e ha girato l'Islanda a piedi, ma definisce il suo lavoro quotidiano, che ama immensamente, come la più entusiasmante avventura della sua vita. "Il club dei suicidi" è il suo primo romanzo.


Di questo romanzo si è sentito parlare parecchio in rete. 
Mesi fa lessi recensioni abbastanza discordanti, tanto che decisi di rinviare la lettura fino a questa settimana.
Mi è rimasto impresso uno scambio di battute letto on line:
«ti è piaciuto questo libro?»
«non saprei, ci devo ancora riflettere...»
«come può piacere un libro che parla di quattro ragazzini che vogliono suicidarsi?!»
Stupida io a farmi influenzare da queste tre frasi...

Io invece ho trovato il libro molto godibile. Grazie allo stile dell'autore che usa incisi, frasi brevi, dirette, spesso dialoghi (anche brevi squarci di discussioni in chat con il tipico linguaggio giovanile con parole accorciate all'estremo), la lettura scorre veloce e non vi è il rischio di divagare con la fantasia.
È un romanzo breve che penso sia riuscito a raggiungere il suo scopo: far riflettere su una tematica importante quale il suicidio.
Non troviamo descrizioni particolareggiate dei protagonisti. Sta a noi dedurre il loro carattere, le loro sfaccettature, i loro sentimenti ed emozioni dai singoli dialoghi o da quanto, poco per volta, ci racconta Owen.
In principio ci vengono presentati solo quattro ragazzini giovanissimi (il più grande ha 17 anni - i dialoghi rendono bene l'età) che condividono il comune desiderio di suicidarsi. Due dei quali si conoscono personalmente per essersi incontrati in ospedale, a seguito di un tentativo fallito di suicidio, gli altri solamente tramite una chat per aspiranti suicidi. 
Il loro carattere, come il loro stato d'animo che li spinge ad organizzare insieme un viaggio che tocca i luoghi simbolo del suicidio, luoghi dove si sono suicidati personaggi famosi o i loro idoli (come Kurt Cobain o Hemingway) fino ad arrivare alla Death Valley dove dovrebbe compiersi l'atto finale, emerge poco a poco.
La terribile malattia del "mal di vivere" ha colpito tutti e quattro: chi si sente inadeguato rispetto alle aspettative del padre, chi non si sente accettata dai genitori per essere lesbica, chi non si sente voluta o un peso per la madre e rifiutata da un padre in carcere, chi si sente in colpa per quanto accaduto alla famiglia. Sono tutti soli, molto soli.
L'idea dell'autore di far intraprendere ai ragazzi un viaggio insieme per far nascere quei sentimenti buoni e genuini che salveranno loro la vita è stata, secondo me, un'idea fantastica.
Unica pecca di questo romanzo credo sia l'evidente assenza dei genitori e di qualsiasi imprevisto durante il viaggio: probabilmente la priorità dell'autore era solo focalizzare l'attenzione sul suicidio.
Quattro ragazzini che si assentano da casa per parecchi giorni, chi con una scusa più o meno valida, chi senza preavviso. Nessuno si accorge che Audrey manca per parecchio tempo? Nessuno chiama la polizia? Owen e Jin-Ae, che si inventano un tour dei College per vari Stati, e i genitori non si fanno mai sentire, se non attraverso mail o forse due brevi telefonate?!? Hanno solo 16 anni!
Franck che prende la macchina del padre e utilizza la sua carta di credito a più non posso?!? Owen che guida senza patente...
Tutto fila liscio come l'olio. Nessun intoppo.

Al di là di questo, il personaggio chiave, nonché la mia preferita, è Audrey. Ragazzina camaleontica, estroversa, dinamica, la parte trainante del gruppo,  la miccia del cambiamento.

Per concludere darei 3 quadrifogli e mezzo a questo romanzo, ma consiglio comunque il libro: lettura veloce e godibile che da spunto per molte riflessioni, per un pubblico giovanissimo, ma anche più maturo.



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