Una recensione #historical #vintage: "IL DANDY DELLA REGGENZA" di Georgette Heyer

Sulla scorta di Orgoglio e pregiudizio, un grandioso scontro di temperamenti, un affascinante ritratto d’epoca.

Judith e Peregrine Taverner, una ricchissima coppia di fratelli da poco rimasta orfana, si mettono in viaggio per Londra per andare a conoscere il loro tutore e, sperano, per avere il suo consenso a mettere su casa in città. Al loro arrivo scoprono sconcertati che il loro tutore, il quinto conte di Worth, non è l'anziano amico del padre che avevano immaginato, ma il di lui figlio, noto per essere il dandy più affascinante e insopportabile di tutta Londra. 

Amico di Beau Brummell - il dandy per eccellenza, ispiratore del principe reggente, il futuro Giorgio IV - Julian Worth acconsente a introdurre in Società i suoi due protetti: affitta loro una casa, affida Judith alle cure di una chaperon, apre loro il bel mondo, ma... 

Ma tra i fratelli Taverner e il conte di Worth non riesce a svilupparsi simpatia, anzi da lì a poco a Peregrine cominciano a succedere cose strane e i due fratelli si chiedono se per caso non ci sia lo zampino di Worth.

Autore: Georgette Heyer
Titolo: Il dandy della reggenza
Traduttore: A. L. Zazo
Editore: Astoria
Edizione: 2013
Prezzo ebook: 2,99 €



Dal primo momento in cui aveva posato su di lui lo sguardo aveva compreso di odiarlo, e ora che poteva osservarlo più attentamente, scoprì di non odiarlo di meno.
Era l'epitome di un uomo alla moda: il cappello era posato su riccioli bruni accuratamente spazzolati in uno studiato disordine; la cravatta di mussola inamidata gli sorreggeva il mento con un susseguirsi di elegantissime pieghe; la redingote di panno aveva almeno quindici mantelline e una doppia fila di bottoni d'argento. La signorina Taverner dovette ammettere che era un uomo splendido ma non ebbe difficoltà a detestare in blocco il suo aspetto; gli occhi, che la fissavano ironicamente di sotto le palpebre pesanti, erano estremamente duri e non tradivano alcuna emozione, salvo la noia; il naso, troppo diritto per piacerle e la bocca, dal disegno assai armonioso, aveva le labbra troppo sottili. Le parve atteggiata a una smorfia di sarcasmo.
Ma la cosa più intollerabile era il suo languore; sembrava del tutto indifferente sia all'abilità con cui aveva evitato un incidente assai serio, sia alle sventure del calessino. Aveva guidato in modo magnifico: doveva esserci una forza inattesa in quelle mani elegantemente guantate che tenevano le redini con apparente noncuranza, ma perché aveva quell'insopportabile aria da dandy?


Ambientazione curata nel dettaglio (dagli abiti all'arredo) e piacevole, trama interessante e narrazione scorrevole, con più di una scena che strappa il sorriso. Eppure... 

Cosa non mi ha convinto del tutto? 
In realtà la protagonista, l'amabile signorina trasformata in una creatura bipolare a seconda delle convenienze della Hayer: a tratti irriverente e scaltra (e già questo non è credibile di per sé, visto che si parla di una ventenne cresciuta in provincia e nell'ovatta, che poi spara battute e si destreggia come una dama navigata, riuscendo ovviamente a far colpo su Brummel e altre menti eccelso-sarcastico-ciniche...), a tratti sciocca civetta e ingenuotta, che abbassa subito la cresta (e questo è seccante, se hai insistito nel descrivermela come una ragazza vivace e autonoma, oltre che intraprendente).

Ecco, non mi è piaciuto che per 3/4 di libro la signorina Taverner possa dare l'impressione di aggredire le convenienze a morsi (mirabile la sua corsa-gara con la carrozza e il suo sfidare di continuo il tutore) e poi terminare il giro di ruota come la solita colombina tremante.

Amarilli


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