Pensieri su "ACQUA PULITA" di Amy Lane

Ecco a voi Patrick Cleary: festaiolo, perdente e schizzato. Patrick cerca disperatamente di trasformare se stesso e i risultati sono così straordinari che per poco non ne rimane ucciso. 

Ora ecco a voi Wes ‘Whiskey’ Keenan: biologo da campo che si chiede quando arriverà il momento giusto per sistemarsi e mettere radici. Quando il giorno peggiore della vita di Patrick si conclude col salvataggio da parte di Whiskey, i due si trovano a condividere un frammento di vita e una minuscola cuccetta sulla casa galleggiante più kitsch del mondo.
Patrick ha bisogno di dare una svolta alla sua vita e Whiskey decide di aiutarlo, ma il ragazzo non è del tutto convinto di riuscirci. Anzi, è abbastanza sicuro di essere uno scherzo della natura. 
Ma Whiskey, che lavora con veri e propri scherzi della natura, pensa che l’unica cosa di cui Patrick ha davvero bisogno è riconoscere la bellezza dentro quel guscio strambo, e non si è mai tirato indietro di fronte a una missione. Tra rane anomale, un ex ragazzo delinquente e i complessi di Patrick, Whiskey dovrà armarsi di tutta la pazienza possibile prima che Patrick scopra il meglio di sé. 
Solo allora si troveranno a nuotare finalmente nell’acqua pulita.

Autore: Amy Lane
Titolo: Acqua Pulita
Editore: Dreamspinner Press
Cover Artist: DWS Photography
Traduttore: Livin Derevel
Pagine 225
ISBN-13 978-1-63477-776-6
Uscita: 12 Luglio 2016

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E aveva detto che Patrick gli piaceva, quando la verità – la nuda verità – era che se era perdutamente innamorato, ma non se la sentiva di confessarlo per timore che fuggisse.
Quella era l’assoluta verità e Whiskey sapeva che Patrick avrebbe reagito proprio come lui immaginava, con parole o gesti, se Whiskey gliene avesse parlato. Quello era il motivo per cui aveva preferito l’approccio del mi piacerebbe vivere qui in futuro. E il modo in cui Patrick aveva afferrato quell’idea, facendola propria, aveva fatto tremare le mani di Whiskey e l’aveva fatto sussultare di passione per la semplice sensazione del corpo di Patrick sul suo. Patrick avrebbe voluto rendere quel posto la loro casa. Whiskey non glielo avrebbe impedito per niente al mondo.

Di tutti i libri di Amy Lane letti sinora, questo è quello che ho fatto più fatica a portare a termine.
In realtà penso di essere partita con aspettative mie e molto personali, e di essere rimasta delusa quando non ho trovato ciò che cercavo. 
Sapevo che uno dei due protagonisti soffriva di disturbi della condotta (che in realtà è uno spettro molto ampio che racchiude una serie quasi infinita di malattie e forme di disagio), ed ero felice che in qualche modo ci fosse stato il coraggio di affrontarlo e di inserirlo in un romanzo.
In effetti, quando inizialmente l’autrice descrive Patrick lo fa con la solita delicatezza e sensibilità che la contraddistingue. 
Sin da bambino, Patrick è stato una sorta “di pallina da ping pong in una partita”. 
La definizione è azzeccata, perché vedo con i miei occhi tutti i giorni questa realtà. Le persone affette da ADHDsono palline in movimento perenne, palline impazzite, che fanno e si fanno male, e hanno bisogno di un appiglio, di un’ancora che le tenga salde a terra per poter concentrarsi sul mondo di fuori. Così “il cervello di Patrick era sempre stato ingombro di troppe cose, troppo rumorose, troppo luminose, troppo veloci”.
Mi aspettavo grandi cose da un personaggio così. 
Purtroppo a lui viene affiancato Whiskey, una specie di hippie già adulto ma che ancora fa il post-adolescente, uno di quei dottorandi tutto cervello e idealismo, che trascorrono gli anni a fare ricerche di forte impatto sociale (l’ambiente, i diritti, ecc.) ma di efficacia pratica pressoché nulla. Carriere tenute volutamente precarie, perché così è più glamour, perché loro sono più nobili, non si assoggettano alle logiche materialistiche, ecc. 
Sostanzialmente Whiskey e una collega trascorrono settimane, se non mesi, su una barca ad analizzare girini geneticamente modificati a causa di un qualche veleno, mantenuti da borse di studio pagati da altri. E a riempire il tempo inventandosi un po’ di passatempi (litigare, nuotare, amoreggiare). 
Inutile dire che dopo due esternazioni, lo trovavo già insopportabile.
E poi la storia prende una piega tutta sua, perché inspiegabilmente il mondo di Patrick torna in ordine con tre piccole pillole marroni. 
Ecco. Anni di cure, problemi, incomprensioni familiari, e soltanto Whiskey riesce a capire come trattarlo. 
Ciò sembra semplicistico e ingiusto, verso tutti coloro che soffrono di queste patologie e i loro familiari, che ogni giorno devono arriva a sera, sapendo che “non” esistono pillole marroni miracolose.
Lo stesso stile narrativo, poi, mi è parso diverso.
Sebbene ci siano i soliti guizzi bellissimi della Lane a livello di descrizioni, la storia si dipana con una lentezza inusuale, in certi punti al limite del soporifero. Persino le poche scene d’azione sul finale sembrano descritte al rallentatore.
Insomma, una storia che ho mal digerito (certamente per un limite mio, come ho detto prima), e che non mi ha portato da nessuna parte. 

All’orizzonte, le stelle erano visibili in una scia chiara contro il lucido nero e le nubi afose, all’apparenza morbide, e l’acqua nera del fiume erano un rilievo nero sul letto di luce che giocava nell’acqua, lasciando che il mondo intero, il loro mondo, divenisse un capolavoro in bianco e nero.

Amarilli


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